Marsanne

Marsanne


Riprendo il viaggio tra i vigneti della Côtes du Rhône da nord verso sud.
Saint-Joseph: è una AOC “cru” molto lunga, circa 80 km, che parte dove finisce la AOC Condrieu e si estende sui pendii ripidi della rive destra del Rodano fino a pochi Km da Cornas. I suoli però, e di conseguenza i vini, sono tutt’altro che omogenei, con livelli qualitativi che variano tra alcune eccellenze ottenute dai vigneti terrazzati sopra Tournon, appena di fronte ai mitici Hermitage, ed altri Saint-Joseph meno complessi ottenuti su tratti meno ripidi. I rossi sono tutti Syrah, ma è ammessa l’aggiunta fino a un massimo del 10% di Marsanne e/o Roussanne e i bianchi sono a base di Marsanne, a volte con un po’ di Roussanne.
Anticamente i vini prodotti a Saint-Joseph si chiamavano “vin de Mauves”.
I migliori Saint-Joseph a mio avviso sono: tra i rossi il St.-Joseph Le Berceau di Bernard Gripa e il St.-Joseph di Gonon, e tra i bianchi il St.-Joseph Les Oliviers di Gonon.
Vigneti Crozes-Hermitage

Vigneti Crozes-Hermitage

Crozes-Hermitage: è la più estesa AOC “cru” della Côtes du Rhône settentrionale, 1300 ettari e l’unica, insieme a Hermitage, situata sulla “rive gauche” del Rodano. I comuni interessati sono 11, per il rosso è richiesto almeno l’85% di Syrah e come complementari eventualmente Marsanne e Roussanne. Per il bianco Marsanne ed eventualmente una piccola aggiunta di Roussanne. Il Marsanne è più costante e il Roussanne invece molto più esigente, dona complessità e ricchezza. Una curiosità, il Roussanne è ammesso anche nella produzione dello Champagne, dove è presente in quantità quasi ridotte a zero, con il nome Fromenteau. I vini sono migliorati molto negli ultimi anni e oggi, contrariamente a qualche anno fa, non è difficile imbattersi in vini parecchio interessanti. Il livello medio resta comunque non eccelso.
Tra i migliori Crozes-Hermitage io individuo: tra i rossi Clos des Grives di Combier, Entre ciel e terre del Domaine Les Bruyères e Guiraude di Alain Graillot; tra i bianchi sempre Alain Graillot e Marc Sorrel.
La Chapelle de St. Cristophe

La Chapelle de St. Cristophe


Hermitage: è considerata una delle zone viticole più antiche della Francia. I romani furono i primi a coltivare la vigna qui, circa 100 a.C., e si racconta che, in seguito, un crociato, Gaspard de Sterimberg, quando si ritirò dalla guerra, decise di stabilirsi proprio qui, all’inizio del ‘200, dove visse come eremita sulla riva scoscesa del Rodano, dove costruì il suo eremo, in francese hermitage.
Per guadagnarsi da vivere piantò una vigna che sarebbe diventata una delle più famose della Francia. Una diffusa interpretazione del nome del vitigno Syrah è che tale vitigno sia stato portato proprio da Gaspard de Sterimberg dalla città di Shiraz in Persia, ma non è certo che il crociato si spinse tanto a oriente durante le sue imprese.
I vini rossi dell’Hermitage hanno un colore molto intenso, un’ acidità molto alta e una massa tannica notevole, al punto che tradizionalmente l’Hermitage viene considerato tra i “vini virili”.
Si tratta di un vino che necessita di una lunga maturazione prima di raggiungere un buon equilibrio.
Raramente un Hermitage inizia ad esprimere la sua eleganza prima dei 4 o 5 anni di affinamento in bottiglia. Negli ultimi anni il prestigio di questa AOC “cru”, è cresciuto molto e ormai gli Hermitage spuntano prezzi di notevole riguardo.
Il suo timbro speziato esplode solo dopo anni.
La giacitura dei vigneti dell’AOC Hermitage è assolutamente unica e irripetibile.
Si tratta del versante che guarda a mezzogiorno di una collina posta sulla riva sinistra del Rodano, in corrispondenza di un’ansa, con buona pendenza, ma non eccessiva come quella della Côte Rôtie.
Si estende su 131 ettari non ampliabili, ad un’altitudine tra i 130 e i 300 metri, divisi in diverse zone: fra le altre Les Bessards, Le Meal e Les Greffieux per quanto riguarda il Syrah, e Le Murets, nella parte centrale, per quanto riguarda i vitigni bianchi Marsanne e Roussanne.
La vinificazione rispetta la tradizione ed esalta la qualità intrinseca delle uve.
Le vigne si stendono da ovest a est seguendo l’ansa del fiume, di fatto la fortunata posizione al riparo dai venti provenienti da nord è omogenea, ma la particolare complessità geologica dell’area che presenta varie differenze, spiega l’esistenza di sottozone come per esempio la Chapelle, les Bassards, les Gréffieux, l’Hermite e le Méal. Queste differenze permettono di dividere idealmente la collina in tre parti: la parte alta della collina dove troviamo le parcelle di “l’Hermite, Maison Blanche e La Croix“ , i cui suoli sono ricoperti da un sottile strato di detriti sedimentari argillo-calcarei; la parte centrale e in particolare il versante ovest dove si trovano i vigneti di “les Bassards e la Chapelle” ha una conformazione granitica; la parte bassa dove sono situati “le Méal, les Greffiieux du Péléat, de Beaume, …” è formata da depositi alluvionali e glaciali con ciottoli rotondi.
La collina dell'Hermitage

La collina dell’Hermitage

Fino a qualche anno fa, la maggior parte dei vini che si fregiavano dell’appellation Hermitage era il frutto dell’assemblaggio di vini provenienti da diverse parcelle.
Ultimamente, sulla scia del successo dei migliori produttori del luogo, si sta affermando l’usanza di vinificare e commercializzare le diverse parcelle separatamente, dando maggiore risalto alle peculiarità delle diverse sottozone.
Un nome di particolare prestigio in zona è certamente è Paul Jaboulet, un vero tradizionalista che ad esempio per il vino Le Chapelle, lascia fermentare sino a 70% dei raspi con il pigiato e la macerazione si potrae per 4 settimane a una temperatura di 30° e poi secondo annata ancora per alcune settimane.
La “Chapelle” è di proprietà esclusiva di Jaboulet sin dal 1919 e prende il nome dalla Cappella di Saint Christophe situata in mezzo al vigneto.
L’età del vigneto è di oltre 40 anni, 20 ettari su suoli granitici ricoperti di ciottoli rotondi alluvionali.
Michel Chapoutier produce una serie notevole di Hermitage di livello altissimo: L’ Hermite sia bianco che rosso è al vertice assoluto, poi Le Meal, Le Pavillon e Les Greffieux tra i rossi e De L’orée e Le Meal tra i bianchi, tutti a livelli notevolissimi, ampi, pieni, fruttati, minerali e speziati.
Jean-Louis Chave vinifica ed “eleva” separatamente tutti i “climat”, che vendemmia di solito piuttosto tardivamente. Poi quando ritiene che sia il momento li assembla per ottenere il massimo. Quasi sempre produce solo Hermitage rouge e Hermitage blanc.
Il bianco viene da: Le Meal, Ermite, Rocul, Pelèa; alcune vigne hanno tra gli 80 e i 100 anni sia di Marsanne che di Roussanne.
Il rosso proviene da vigneti che hanno oltre 50 anni mediamente. Secondo Jean Loui Chave è Le Bressard a dare la struttura, Le Mèal il corpo, Pelèa il frutto e la finezza e L’Ermite le note speziate di pepe nero.
La Chapelle

La Chapelle

Solo nelle annate eccezionali produce una cuvée particolare, la Cuvèe Cathelin, Hermitage rouge raro e costoso. Ancora più di rado Chave produce il Vin de Paille: un passito di Roussanne e Marsanne, in quantità inferiore alle mille bottiglie da 375 ml.
Hermitage è l’unica AOC di tutta la Côtes du Rhône ad avere diritto alla menzione Vin de Paille che richiede un metodo di elaborazione che consiste nella selezione di uve Marsanne e Roussanne che vengono lasciate ad appassire per almeno sei settimane su letti di paglia o graticci prima della vinificazione.
Una curiosità un paio di secoli fa l’Hermitage era noto soprattutto per il bianco, poi nel tempo il rosso lo ha superato in notorietà.

Cornas occupa circa 65 ettari, è un cru ubicato sulla riva destra del Rodano, il vigneto è situato sulle pendici del Massiccio Centrale nella città di Cornas, unico comune su cui insiste la AOC. Anche questa volta pendii ripidi esposti a sud, a forma di anfiteatro naturale che protegge la vite dai venti freddi. Sembra che Cornas sia un nome celtico, che significa “Scorched Earth”, terra bruciata, un’altra costa arrostita ma più a sud. L’esposizione fa sì che Cornas sia sempre la prima zona ad essere vendemmiata per quanto riguarda le uve rosse nel nord della Côtes du Rhône.
Il Syrah è l’unico vitigno coltivato a Cornas, qui esprime tutta la sua potenza. Cornas è un vino molto scuro, quasi nero, con riflessi bluastri nel primo anno, per poi virare su tonalità sempre più calde. La sua caratteristica è il corpo ipertrofico e una buoina capacità di invecchiamento.
Il timbro organolettico è dominato dai frutti di bosco scuri, spezie e liquirizia.
Il produttore più considerato di Cornas è Auguste Clape, il suo vino più importante è il Cornas Renaissance, rigoroso, teso, tannico con il suo frutto nero, turgido, il pepe nero e la liquirizia. Tannico, un po’ duro, ma così è a Cornas, anzi Renaissance è il meno duro dei Cornas. Da abbinare a formaggi grassi e invecchiati.

Vigneti a Cornas

Vigneti a Cornas

Un altro bel Cornas è il Pur Noir del Domaine du Tunnel e per finire il Cornas Confidences di Eric e Joël Durand, quest’ultimo omonimo di un noto cioccolatiere, tannico e rigoroso.
Per concludere la carrellata dei cru del nord Saint Peray, il sud del nord, la zona dei vini spumanti.
L’estensione è di 40 ettari, i vitigni Marsanne e Roussanne. Il nome originale fu Saint-Pierre-d’Ay che strada facendo abbreviò il suo nome in “Saint-Peray” sotto l’influenza del dialetto.
Fino al 1826 il vino fu sempre fermo, ma nel 1826, l’enologo Alexandre Faure creò un vino spumante. Così nel 1829, vede la luce il primo spumante Saint Peray.
Nel diciannovesimo secolo, il Saint-Peray è al culmine della sua popolarità, viene esportato in tutta l’Europa soprattutto nella sua versione spumante che finisce sulla tavola di importanti monarchi come gli Zar russi e la Regina Vittoria. Ispira anche musicisti del calibro di Wagner.
I suoli sono costituiti prevalentemente di calcare, argilla e granito. La maggior parte del vigneto si estende su dolci pendii e terrazzamenti attorno ad un affioramento calcareo ai piedi della collina Crussol.
Qui il Marsanne è generoso e forte, germoglia abbastanza tardi e matura a metà settembre. Il vitigno è vigoroso, i suoi rami sono abbastanza lunghi. Il vitigno è piantato di norma su suoli fertili collinari. I suoi grappoli sono di dimensioni medio grandi, di forma conica, alati e piuttosto spargoli. Le sue bacche sono sferiche, di piccole dimensioni, color oro con tendenza all’arancione a piena maturità.
Il Marsanne si presta alla spumantizzazione, conferendo ai vini di base aromi di albicocca secca, acacia, cera d’api, mela cotogna, spezie, frutta a guscio (mandorle, nocciole e noci), litchi, miele, pesca bianca, mela cotta, liquirizia , viola, e note agrumate.
Il Roussanne, delicata e sottile matura a settembre, di medio/modesto vigore, ha bisogno di essere sostenuto da paletti abbastanza vicini.
Il Roussane prospera su terreni magri e colline aride e rocciose o suoli limosi calcarei. La delicatezza di questa varietà ne rende difficile cultura.
I grappoli sono piccoli, di forma cilindrica e compatto. Gli acini sono sferici, piccoli, color oro bianco, che vira verso il ruggine a piena maturità.
Roussanne è un vitigno nobile che produce vini di grande qualità, colore giallo paglierino, con un bouquet, una turgida acidità e si presta all’invecchiamento.
Dal punto di vista organolettico i suoi vini base ricordano albicocca, biancospino, caffè verde, caprifoglio, miele, narciso e iris.

Tra i Saint-Péray più interessanti segnalo il Lieu dit Hongrie della Maison Chapoutier, il Fleur de Crussol di Alain Voge e Les Cerfs di Yves Cuilleron.

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This article has 4 comments

  1. Trascrivi le mie quartine, ma dimentichi che prima che poeta sono stato matematico e astronomo. Mai fatto un riferimento al fatto che io mi sia posto il problema della soluzione dell’equazione cubica, che ne abbia trovato una soluzione numerica approssimata, che abbia stabilito che questa equazione può essere risolta mediante le coniche, anticipando un risultato di 750 anni dopo. Senza scomodare il calendario ecc..

    • Fermo restando che dubito che tu possa essere il Khayyam autentico, che come sai è morto nel 1131, sono d’accordo con te sul fatto che si parla di Khayyam più per le poesie che per il suo lato scientifico, certamente più rilevante. Il calendario di Omar Khayyam realizzato nel 1079, quando aveva 31 anni, era ben più preciso dei calendari Giuliano e Gregoriano peraltro ben posteriori.

  2. Scopro che Saint-Peray faceva vino spumante. Amiamo gli stessi produttori, peccato che in Italia è difficile trovarli.

  3. Saint-Peray produce ancora spumante, anche se forse i successi del passato sono solo un ricordo. I vini dei produttori più importanti si trovano in Italia, anche se con un po’ di fatica!

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