Sapete da dove viene il nome del vino oggi considerato più pregiato e prezioso al mondo?

Romanée Conti

Romanée Conti

Nel famoso e interessantissimo testo “Grands Crus de Bourgogne, Histoires et traditions vineuses” (1955), E.de Moucheron diede la seguente spiegazione, senza però citare le fonti:

“Recenti ed accurate ricerche , ci impongono di concludere che, tranne a Narbonne, provincia controllata direttamente da Roma, non c’erano vigne nel resto della Gallia prima della conquista di Cesare.”

Questo significa che i Galli non bevevano vino?

Tutt’altro. Anzi sembra che ne bevessero anche in grandi quantità, ed erano i primi clienti di Roma.

Infatti l’editto di Domiziano fu promulgato perché Roma aveva addirittura una sovrapproduzione di vino.

Proprio nel primo secolo dopo Cristo i Galli iniziarono a piantare i primi vigneti.

Questo spiega l’editto di Domiziano, che nel 92 d.C. vietò di piantare vigneti in tutta la Gallia. Questo protezionismo si protrasse per quasi 200 anni e solo nel 281 l’imperatore Probo revocò questo decreto.

Vigneto Romanée Conti

Vigneto Romanée Conti

 

Appena promulgato l’editto di Probo, i Galli si affrettarono a ripiantare i vigneti nelle aree ancora delineate da resti di recinzioni.

Secondo alcune fonti iniziarono a cercare talee in Svizzera, Narbonne e soprattutto in Italia.

In realtà è molto più credibile la teoria che attribuisce a Marco Aurelio Probo la scelta di imporre un vitigno da lui attentamente selezionato, probabilmente per la sua buona resistenza, a tutte le colonie.

Infatti un recente studio del Prof. Scienza ha scoperto che ben 78 vitigni attualmente coltivati discendo dal vitigno Heunisch.

Tale studio si è avvalso dei marcatori SSR  e dell’analisi del DNA  per stabilire che  gli stessi marcatori si riscontrano in vitigni come lo Chardonnay, Il Riesling, i due Gamay, l’Aligoté ed altri 73 vitigni.

L’ipotesi più accreditata  è che il moltiplicarsi di tanti vitigni tutti riconducibili ad un antenato comune sia il frutto dell’introgressione  (detta anche ibridazione introgressiva) cioè il trasferimento di materiale genetico da una specie ad un’altra, solo parzialmente isolata dalla prima, attraverso l’ibridazione interspecifica e il ripetuto reincrocio ad una specie parentale, dei vitigni orientali nel germoplasma occidentale. Il vitigno Heunisch era stato infatti portato molto verosimilmente dalla Dalmazia e dalla Pannonia dalle legioni di Probo.

All’epoca la moltiplicazione della vite era ancora prevalentemente per seme e frequente era la coltivazione associata di viti selvatiche e vitigni stranieri.

Di fatto Probo aveva applicato alla lettera il monito di Orazio, “Nessun albero prima della sacra vite tu pianterai, o Varo”, Roma imponeva infatti ai suoi militari di piantare la vite e stabilì che la figura chiave dell’esercito avrebbe impugnato un bastone del comando caratterizzato dall’icona della vite.

Moneta Probo

Moneta Probo

Nel caso specifico di quella che oggi è Vosne Romanée, molto probabilmente tra i “meurgers” (cumuli di pietre tipici della zona, l’attuale cote d’or) sotto la supervisione di un placido decurione,  dei legionari o più verosimilmente degli agricoltori locali scavassero vigorosamente questi suoli rocciosi per piantarci la vite. Così furono realizzati i primi vigneti della Borgogna, che ben presto diventò la più prestigiosa area vitivinicola della Francia per secoli.

La provincia Transalpina, felice della sua rinnovata prosperità, volle esprimere la sua gratitudine all’imperatore Probo e gli dedicò un vigneto che da allora venne chiamato “Romanée”. Da parte sua, Marco Aurelio Probo, lusingato, fece coniare una nuova moneta con la propria immagine, che aveva sull’altra faccia un grappolo d’uva.

Il principe di Conti, acquistò nel 1760 il vigneto de la Romanée da Philippe de Cronembourg.
Il nostro famoso vigneto cambierà il suo nome dopo la Rivoluzione francese del 1789, cioè ben dopo la morte del principe.
La Romanée diventerà La Romanée Conti.
Bernard Pivot, nel suo dizionario amanti del vino (Plon, 2006), dice infatti “gli ufficiali della rivoluzione, confiscarono l’area, ma furono abbastanza lucidi e intelligenti da aggiungere per la prima volta il nome della famiglia dell’odiato Principe Conti, commercialmente convinti che l’iniziativa non sarebbe stata cattiva “.

Non sono riuscito a trovare la foto del denario di Probo con il grappolo d’uva, in compenso ricordo una moneta da 5 lire con il grappolo d’uva, piuttosto grande, coniata tra fine anni quaranta e inizio anni cinquanta.

 

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