Recentemente sono stato a Rodi, l’isola principale del Dodecanneso, dove non avrei potuto fare a meno di cercare tutto ciò che riguarda il vino.
Ho visto vigneti, assaggiato vini e soprattutto visto le famose anfore rodie.

Vigneto a Embonas

Vigneto a Mantriko


Per questo ho iniziato ad approfondire l’argomento e oggi pubblico quest’assaggio con le premesse sulla storia del vino a Rodi.
Rodi produce certamente vino da circa 2.300 anni.
L’isola è certamente abitata da oltre 3.100 anni, quando venne colonizzata dai Dori.
Le 3 antiche città furono Lindos, Kamiros e Ialyssos.
La fondazione dell’attuale città di Rodi è molto più recente, infatti risale ad “appena” 2400 anni fa, cioè al 408 a. C.
Oggi uno dei vini più interessanti di Rodi che si chiama appunto 2.400, è stato prodotto per la prima volta proprio nel 1992, per festeggiare i 2.400 anni dalla fondazione della città di Rodi.
Il vino 2400 prodotto da CAIR azienda creata dagli italiani nel periodo "italiano"

Il vino 24 prodotto da CAIR azienda creata dagli italiani nel periodo “italiano”


Gli archeologi hanno rinvenuto resti riconducibili a presse e contrappesi di fattorie che producevano olio e vino ad Agios Abbacoum, nei pressi di Ialyssos e a Staphilia e a Makkiou nei dintorni di Lindos.
Grazie a numerosi ritrovamenti di anfore è stato possibile capire molto sulla produzione di vino a Rodi.
Le anfore da trasporto rodie meritano comunque una descrizione più accurata, in quanto costituiscono la principale fonte di informazione sulla produzione di vino.
Sui molti bolli ritrovati sulle stesse era riportato un grappolo d’uva, probabilmente altre erano utilizzate per il trasporto di olio di oliva, di cereali e di frutta secca.
Nel 1986 gli archeologi J.Y. Empereur e M. Picon riportano nel “ A propos d’un nouvel atelier de Late Roman C” i risultati di scavi effettuati nell’isola di Rodi, che hanno consentito di identificare una ventina di “ateliers”
di produzione di anfore dette rodie.
Anfora Rodia originale fotografata da me

Anfora Rodia originale fotografata da me


Un’ulteriore ricognizione greco-danese effettuata sull’isola nel 1994 ha permesso di individuare, sempre vicino al mare, di un sito con scarti di fornace per anfore nell’area di Kattavia, nella parte meridionale di Rodi, la cui attività si pone principalmente tra il IV secolo a.C. e il II secolo d.C.. Gli scarti dei vari “ateliers” mostrano quasi sempre una continuità di produzione dall’età ellenistica al II secolo d.C.
Le anfore sono di modeste dimensioni, io ho avuto la fortuna di vederne una da molto vicino e di capirne le dimensioni, secondo me, quella che ho visto io, a colpo d’occhio contiene circa 12 litri.
Rodi amministrava all’epoca anche alcuni territori nell’attuale Turchia, che all’epoca venivano individuati come Peraia.
Anche nella Peraia i laboratori per la produzione di anfore dello stato Rodio sono attivi già dalla fine del IV sec. a.C., in particolare nella penisola di Loryma.
Tra i ritrovamenti più interessanti annoveriamo la fornace scoperta ad Hisarönü, presso Marmaris, luogo in cui P.M. Fraser e G.E. Bean (The Rhodian Perea and lslands, Oxford 1954) identificano l’antica Eriné, parte della Peraia integrata.
ceppo di Athiri a Embonas

ceppo di Athiri a Embonas


In base ai frammenti raccolti in superficie, si tratta di anfore rodie morfologicamente databili dalla metà del III secolo a.C. al I secolo a. C., caratterizzate da orlo a cuscinetto, anse a gomito e bolli di Jierotelhv, caratterizzate da anse a “corno” e puntale conico.
Altri laboratori sono stati trovati a Gelibolu, nei pressi di quella che fu l’antica Callipolis, in cui la stratigrafia degli scavi mostra un’attività iniziata nel IV secolo a.C., caratterizzate dalle anse a gomito, per continuare fino al I secolo d.C. con anfore dalle anse “a corno”.
A Turgut-Bayir gli scavi hanno evidenziato anfore di tipo “protorodiano”, databili inizio del IV secolo a. C., dove sono state prodotte nell’arco di una generazione.
Officine di produzione di anfore rodie sono state localizzate anche nelle isole sotto il controllo di Rodi, quali Carpathos, Nisyros e Symi dove sono stati localizzati antichi laboratori in funzione dall’epoca ellenistica a quella imperiale.
Tutti i siti di produzione di anfore sono localizzati in punti di facile accesso al mare, dove venivano caricate nelle navi e spedite nei luoghi in cui il vino rodio era richiesto.
Tra la fine del IV e l‘inizio del III secolo a.C., quando Rodi inizia ad incrementare la produzione di vino, adotta per i suoi contenitori una forma molto simile a quella delle anfore di Chio, all’epoca uno dei più importanti produttori di vino nell’Egeo.
particolare del bollo di un'anfora tardo rodia

particolare del bollo di un’anfora tardo rodia


Come nel modello di anfora di Chio, infatti, il collo è largo e alto, la spalla marcata e la pancia ha un profilo conico affilato, terminante in un puntale; le anse hanno sezione circolare, profilo arrotondato e sono attaccate al di sotto dell’orlo.
Già verso la metà del III secolo a.C. la forma si evolve, distaccandosi sempre di più dal modello chiota: diminuisce il volume e la pancia assume un profilo più pronunciato.
Le anse rimangono spesse, con profilo arrotondato e l’orlo mantiene il suo profilo originale.

Le anfore assumono una forma strettamente identificabile con quella di Rodi già dalla seconda metà del III secolo a.C.
Solo verso la prima metà del I secolo a.C., quando si fa un uso intensivo dei bolli con il nome dell’eponimo, identificato con il sacerdote di Helios, il mese ed il fabbricante, a cui si associano i caratteri tipici, quali le anse rilevate a gomito ad angolo retto, il collo lungo e stretto, l’orlo a cuscinetto, le spalle marcate e la pancia affusolata, terminante in un puntale cilindrico pieno.
Questi contenitori sono infatti definiti da Lawall come il miglior esempio di “city- specific amphoras” e rappresentano uno dei più alti gradi di standardizzazione raggiunti in epoca ellenistica: la loro forma ed i bolli fornivano infatti ai mercanti informazioni utili ed affidabili sulla qualità e l’autenticità del prodotto in spedizioni di massa, secondo le linee dello standardized good market, in cui la maggior sicurezza sulla qualità del prodotto è fornita dall’imballaggio, un chiaro segno del livello evolutivo di Rodi dal punto di vista commerciale.

Vigneto a Embonas

Vigneto a Embonas


Infatti gli antichi popoli di Rodi, seguaci di Hermes Kerdoos, il dio del profitto, conoscevano bene il valore del commercio, fatto comprovato da diverse fonti storiche.
Finkielsztejn ha costruito nel 2001 una serie di diagrammi di distribuzione delle anfore rodie basandosi sul conteggio dei bolli di un determinato eponimo in un dato sito e quindi seguendo la successione cronologica nota dei sacerdoti di Helios, per poter così mostrare l’entità delle importazioni/esportazioni per anno in un dato periodo. In modo simile Lund, basandosi sull’assunto (non del tutto certo) che le anfore con i bolli dell’eponimo erano prodotte e riempite di vino nello stesso anno, ha cercato di stimare il volume annuo della produzione vinicola basandosi sulle occorrenze dei nomi degli stessi.
Per oggi basta così, dedicherò altri capitoli al vino di Rodi, intanto alzo il calice colmo di vino Athiri di Rodi alla vostra SALUTE!

Tags:

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*