Brunello di Montalcino, vino moderno, nato di recente o vino antico e ricco di storia.
Molti pensano al Brunello di Montalcino come a un vino il cui successo è stato decretato di recente, ma questa è una visione assolutamente distorta della realtà, nei fatti le cose sono andate diversamente.

la copertina di Questo è Montalcino di Ilio Raffaelli

Circa la vocazione vitivinicola di Montalcino certamente anche Francesco Redi era d’accordo, visto che cita la cittadina nel famoso e bellissimo ditirambo Bacco in Toscana, anche se la citazione è diretta al Moscadello.
Del Leggiadretto, del sì divino
Moscadelletto
di Montalcino
talor per scherzo
ne chieggio un nappo,
ma non incappo
a berne il terzo:
egli è un vin, ch’è tutto grazia,
ma però troppo mi sazia.
Un tal vino
lo destino
per stravizzo , e per piacere
delle vergini severe,
che racchiuse in sacro loco
an di Vesta in cura il foco ;
un tal vino
lo destino
per le dame di Parigi,
e per quelle,
che sì belle
rallegrar fanno il Tamigi.
Già nel 1790 il Brunello di Montalcino era codificato sia riguardo alla base ampelografica con il Sangiovese, che per i tempi di affinamento di 4 o 5 anni, come attesta uno scritto del Conte Pieri.
Il dato più remoto circa il vino prodotto risale al 1676 quando si produssero 5.750 some, riconducibili a 700.000 bottiglie odierne, secondo Ilio Raffaelli, autore di “Questa è Montalcino” e già sindaco di Montalcino dal 1960 al 1980.
Dal punto di vista della superficie vitata si parla di 4.500 ha nell’ottocento (fonte archivio censimenti del Comune di Montalcino), ben più degli attuali 3.500 ha di cui 2.100 iscritti all’albo del Brunello di Montalcino, quindi chi ha parlato di recente crescita incontrollata della superficie a vigneto a Montalcino non conosce la storia.
La prima citazione del vino Brunello di Montalcino risale addirittura al 1500, in un manoscritto di Marcoantonio Rivaccini che recita così: “Renai e la Martoccia i 2 vigneti per il miglior Brunello di Montalcino”. Questo manoscritto di quasi 500 anni fa è citato da Assunto Egidio Brigidi nel suo romanzo pubblicato a Siena dalla casa editrice Moschini nel 1876 Giovanni Moglio da Montalcino, ovvero il Savonarola della Repubblica senese, dove Giovanni Moglio sarebbe Giovanni Buzio.
Ai primi del 1800 Padelletti già utilizzava etichette stampate tipograficamente, a testimonianza della quantità e della riconoscibilità del Brunello di Montalcino, come risulta dall’Archivio famiglia Padelletti Zumpt, in copia presso il Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello.
Castel Giocondo è una delle aziende più antiche di Montalcino e fin dalla prima metà dell’ottocento testimone dell’incredibile longevità del Brunello! Il Brunello di Montalcino è a ragione considerato uno dei vini più longevi del mondo e Castelgiocondo è probabilmente insieme a Biondi Santi, la quintessenza della longevità del Brunello e certamente il testimone più antico di questa meravigliosa e quasi incredibile peculiarità.

Brunello di Montalcino Riserva Ripe al Convento 2010 Castelgiocondo - www.coppiere.it

Brunello di Montalcino Riserva Ripe al Convento 2010 Castelgiocondo – www.coppiere.it

Infatti, come risulta da un documento in copia presso il Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello, nel 1875 la Commissione Ampelografica della Provincia di Siena redasse un’analisi chimico-organolettica ufficiale di un Brunello Castelgiocondo del 1843, certamente la più antica che sia giunta ai nostri giorni.
Si tratta di un vino di 32 anni così descritto: colore rosso rubino con 14,2 gradi di alcol, acidità totale 5,1 grammi/litro e estratti secchi di 23,28 grammi/litro.
Questi risultati coincidono con quelli delle migliori espressioni del Brunello di Montalcino odierno.
Anche nel 19° secolo non mancarono i premi per il Brunello di Montalcino:
nel 1869 Clemente Santi fu premiato con medaglia d’argento al Comizio Agrario del Circondario di Montepulciano per un Brunello 1865
nel 1870 Tito Costanti partecipò all’Esposizione Provinciale di Siena con un Brunello 1865.
nel 1874 la Fattoria dei Barbi ottiene una medaglia d’argento dal Ministero dell’Agricoltura, il primo premio nazionale per un vino di Montalcino.
Continua il crescendo dei premi con 45 medaglie vinte in tutta Europa da Paccagnini, peraltro autore di un trattato di Enologia pubblicato a Bari nel 1907, da Santi per un Brunello 1867, da Galassi per un 1868, Anghirelli per un 1869 e poi premi a Carlo Padelletti, Ferruccio Biondi Santi, i fratelli Biondi di Castiglion del Bosco, Francesco Galassi, Riccardo Paccagnini, i fratelli Nozzoli e Ersilia Caetani Lovatelli
Nel 19° secolo tra le aziende produttrici di Brunello conosciute e premiate, oltre alle già citate Padelletti, Castel Giocondo, Costanti e Santi troviamo: Paccagnini, Santi, Galassi, Anghirelli, Biondi Santi, Nozzoli e Caetani Lovatelli.
Tante aziende organizzate e pluripremiate nei concorsi nazionali e internazionali, grazie al Brunello, hanno contribuito in maniera rilevante a far raggiungere nel 1900 a Montalcino, prima dell’arrivo della fillossera, la terza posizione per numero di residenti nella Toscana meridionale, superata solo da Siena ed Arezzo!

Il resto è storia recente, dal 3 al 18 agosto 1933 la prima edizione della mostra antenata del Vinitaly: la Mostra Mercato dei Vini Tipici d’Italia che si svolse a Siena.
In quell’occasione parteciparono 10 aziende produttrici di Brunello di Montalcino che dichiarano una produzione complessiva di 4.850 ettolitri, pari a 650.000 bottiglie, ma a Montalcino nel 1933 quelle 10 aziende rappresentavano circa il 20% della superficie vitata a Brunello a Montalcino.
Dopo 2 anni esatti, in occasione della seconda Mostra mercato dei vini tipici d’Italia, svoltasi ancora a Siena dal 3 al 18 agosto 1935, il Brunello è già al vertice qualitativo del vino italiano.

In quell’occasione fu organizzato un concorso di “Poesia bacchica amorosa e guerriera” e la giuria fu presieduta dal noto poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti, maggiore esponente oltre che fondatore del futurismo. Il vincitore fu Lorenzo Viani con la poesia “Sarabanda del vino”. Durante la cena di gala in onore del vincitore del concorso, Marinetti improvvisò una vera e propria performance artistica. Salì sul tavolo e levando il calice urlò: “il Brunello è benzina”.
La frase fu in piena sintonia con il movimento futurista, già nel 1935 Marinetti intuì che il Brunello di Montalcino sarebbe diventato “il carburante che muove il mondo”, inteso almeno come il mondo del vino italiano.
A questo punto non mi resta che levare il calice di Brunello di Montalcino riserva e sussurrare: salute!

This article has 2 comments

  1. Bello questo excursus, Sergio. Il prof. Paccagnini era il proprietario del vigneto Soccorso , proprio sotto la Chiesa omonima, che oggi è gestito da Enzo Tiezzi. Credo che la Fattoria dei Barbi abbia dati vendemmiali a partire dalla fine del 700. Insomma ci sono tutti gli elementi per dare sostanza al mito del Brunello, sostanza che mi pare ancora non del tutto riconosciuta, anche fra gli addetti ai lavori. Fra l’altro è una delle poche denominazioni Italiane dove è diffusa l’abitudine fra i produttori, di conservare una riserva aziendale di ogni annata, condizione necessaria per poter costruire uno storico affidabile e per dare un senso alla parola terroir.

    • Grazie Fabio dei tuoi commenti che arricchiscono sempre i miei articoli. Su Montalcino ci sono spesso convinzioni assolutamente approssimative.

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