Il vitigno più coltivato in Francia? Il Merlot
In Italia? Il Sangiovese
In Spagna? L’Airen che poi è anche il più coltivato al mondo!
Dunque l’Italia è il paese con una più marcata “biodiversità” con 600 vitigni diversi di cui oltre 350 coltivati in quantità apprezzabile.
La Francia ne conta 220 diversi, ma di fatto sono meno di una decina quelli bianchi e altrettanti quelli rossi che fanno la quasi totalità dei vini.
Quanti vitigni al mondo? 10.000 circa, includendo, oltre alle cultivar di Vitis vinifera, anche gli ibridi tra le diverse specie costituiti come varietà da mensa.
Molti di questi vitigni sono però presenti solo nelle collezioni di germoplasma, sia perché la loro coltivazione è stata abbandonata e rischia l’estinzione, sia perché non si sono mai affermati, ma esistono ancora in quantità trascurabili.
Molti vitigni si sono estinti nel corso della storia; altri ancora probabilmente non sono stati mai censiti.
L’Italia si conferma la nazione più diversificata e di fatto, in ogni regione italiana, i protagonisti della vitivinicoltura sono completamente diversi dal resto d’Italia!
Provo a fare un elenco citandone 3 o 4 per regione
In Valle d’Aosta il Prié, il Petit Rouge, il Cornalin, il Vuillermin e tanti altri e tutti praticamente solo qui!
In Piemonte potremmo citare il Nebbiolo, la Barbera, l’Arneis, L’Erbaluce, Il Cortese, la Freisa ecc.
In Lombardia la Croatina, l’Uva rara, la Bonarda.
In Trentino il Teroldego, il Marzemino e la Nosiola.
In Alto Adige la Schiava, il Lagrein, il Gewurztraminer.
Il Veneto il Glera, La Corvina, La Molinara e la Rondinella.
In Friuli il Refosco, Lo Schioppettino, il Tazzelenghe e la Ribolla gialla.
In Liguria il Rossese, il Pigato, l’Ormeasco.
In Emilia i Lambruschi, l’Ortrugo e la Malvasia di Candia.
In Romagna il Sangiovese e l’Albana.
In Toscana il Sangiovese, il Colorino, il Canaiolo, la Vernaccia.
Nelle Marche il Verdicchio, La Lacrima e la Vernaccia Nera.
In Umbria il Sagrantino, il Procanico e il Grechetto.
Nel Lazio Bellone, Malvasia e Cesanese.
In Abruzzo il Montepulciano, la Passerina e il Pecorino.
In Molise il Tintilia e la Malvasia.
In Campania l’Aglianico, Il Fiano, il Greco e la Falanghina.
In Puglia il Negroamaro, il Primitivo e il Nero di Troia.
In Basilicata l’Aglianico e l’Asprinio.
In Calabria il Gaglioppo, il Magliocco e il Montonico.
In Sicilia il Nero d’Avola, il Nerello Mascalese, il Catarratto e il Grillo e l’Inzolia.
In Sardegna il Cannonau, il Carignano e il Bovale.
L’Italia stravince in quanto paese meno globalizzato.
In Spagna i primi 5 vitigni coprono il 64% della superficie vitata, di fatto una viticoltura omogenea e globalizzata.
Non molto diversa la situazione in Germania dove il 60% della superficie vitata e coltivata con 5 vitigni. Un po’ più “biodiversificata” la Francia, dove con I primi 5 vitigni si copre circa il 50% della superficie vitata.
Nettamente il paese più “bioassortito” l’ Italia dove I primi 5 vitigni non arrivano al 30% del totale!
Non sapevo che l’Asprinio fosse coltivato anche in Basilicata. Pensavo fosse una prerogativa del Casertano. In effetti il Calò-Scienza-Costacurta lo riporta anche in Basilicata e Puglia
Effettivamente la Basilicata è una delle regioni italiane meno bioassortite, è un quasi monopolio dell’Aglianico e il secondo vitigno più coltivato, distanziatissimo, è il Moscato, poi l’Asprinio.