Morey Saint-Denis

Morey Saint-Denis

Come per gli altri comuni sui quali ricadono dei Grand Cru anche Morey ha aggiunto nel 1927 Saint-Denis al suo nome.
Probabilmente nel 1927 era Clos Saint-Denis il Grand Cru più prestigioso, oggi se dovessi essere io il sindaco e dovessi scegliere avrei l’imbarazzo della scelta tra Clos de la Roche, Clos de Lambray e Clos de Tart!
L’appellation Morey-Saint-Denis Village è piuttosto piccola, sono 106,61 ettari coltivati a rosso (di cui 38,22 ettari a premier cru) e 4,93 ettari coltivati a bianco (di cui 1,23 ettari a premier cru), esclusi i 39,94 ettari dei 5 Grand cru (4 sono interamente sul territorio di Morey-Saint-Denis e Bonnes-Mares solo per il 10% circa).

Vigneti a Morey Saint-Denis

Vigneti a Morey Saint-Denis

La vigna è a dimora su suoli calcarei e argillo-calcarei del giurassico medio: ooliti bianche del bathoniano sulle coste più alte, calcarei del bajociano nelle zone più in basso. Esposizione a est, l’altitudine varia tra i 220 e i 270 metri slm.
Sono 20 i climats classificati 1er cru
• Aux Charmes
• Aux Cheseaux
• Clos Baulet
• Clos des Ormes
• Clos Sorbè
• Côte Rotie
• La Bussière
• La Riotte
• Le Village
• Les Blanchards
• Les Chaffots
• Les Charrières
• Les Chenevery
• Les Faconnières
• Les Genavrières
• Les Gruenchers
• Les Millandes
• Les Ruchots
• Les Sorbès
• Monts Luisants
Mentre i lieux-dits sono 23:
• Bas Chenevery
• Clos des Ormes
• Clos Solon
• Corvée Creunille
• En la Rue de Vergy
• En Seuvrey
• La Bidaude
• Larrey Froid
• Le Village
• Les Brâs
• Les Champs de la Vigne
• Les Cognées
• Les Crais
• Les Crais-Gillon
• Les Herbuottes
• Les Larrets
• Les Pertuisées
• Les Porroux
• Les Sionnières
• Monts Luisants
• Pierre Virant
• Rue de Vergy
• Très Girard
Arrivando da Gevrey-Chambertin, lungo la strada dei Grand cru, il primo grand cru che incontriamo sulla nostra destra è Clos de la Roche, 16.84 ettari, suddivisi tra 16 produttori. Di fatto si tratta del prolungamento del Lasticières-Chambertin. Geologicamente quasi identico, su un sottile strato di suoli argillo calcarei poggiati su rocce calcaree scure. Il franco di coltivazione è di una trentina di centimetri. Originariamente, nel 1860, quando fu istituito la prima classificazione da parte del Comitato per la viticoltura di Beaune, Clos de la Roche misurava appena 4 ettari. Poi nel 1936, in occasione della istituzione della AOC Grand Cru Clos de la Roche, tale AOC incorporò anche alcune parcelle confinanti, per raggiungere l’attuale superficie.

Clos de la Roche Rousseau

Clos de la Roche Rousseau

Parlando di Clos de la Roche, è naturale partire da Armand Rousseau, il “suo” Clos de la Roche misura 1.48 ettari ed è di fatto il terreno più a sud di sua proprietà. Potente ed elegante, praticamente perfetto.
Un’altra eccellente espressione di questo Grand Cru è quella di un’azienda molto giovane: David Duband-François Feuillet.
Eccelle anche il Clos de la Roche del Domaine Dujac, che si mostra particolarmente longevo.
Domaine Ponsot, Domaine Arlaud, Domaine Louis Remy, Domaine Olivier Guyot e Hubert Lignier completano la lista dei migliori.
Il secondo Grand Cru che incontriamo è il Clos Saint-Denis, appena 6,07 ettari, molto prossimo all’abitato,che si distingue per l’eleganza e la “femminilità” dei suoi vini, vera musica da camera, rispetto all’orchestra del Clos de la Roche.
L’altitudine è tra i 280 e i 310 metri.
“Clos Saint-Denis” è menzionato per la prima volta nel 1367, ma la sua origine risale al secolo XI, si trattava della cappella del castello di Vergy, potente fortezza crollata nel XVII secolo.
Anche se indicata come “chiuso”, questo insieme di poco più di 2 ettari non sembra mai essere stato in realtà racchiuso da mura.
Fino alla Rivoluzione francese, il “Clos” appartiene ai canonici di Saint-Denis.
Dopo la Rivoluzione francese, all’inizio XIX secolo, il nome “Clos Saint-Denis” è usato per descrivere i vini prodotti in una zona più ampia, fino agli attuali 6,07 ettari.
Domaine Arlaud interpreta a pieno l’eleganza del Clos Saint-Denis, finezza e nitidezza, da una piccolissima parcella di 0,17 ettari!
L’altro protagonista tra i Clos Saint-Denis è, secondo me, Domaine Ponsot, che da una vecchia vigna piantata nel 1905, dà vita a un’espressione straordinariamente complessa di questo Grand Cru.
Si distinguono anche i Clos Saint-Denis del Domaine Olivier Guyot, del Domaine Bertagna, e del Domaine Dujac.
Nel cuore del piccolo abitato di Morey troviamo il Clos des Lambrays, la parte alta è marnosa, mentre man mano che si scende prevalgono suoli argillo-calcarei.

Clos Saint-Denis

Clos Saint-Denis

Il “Clos des Lambrays” comprende una serie di appezzamenti appartenenti ai tre lieu dits catastali, « Les Bouchots », « Les Meix Rentiers » et « Les Larrets », tutti interamente recintati dai classici muri a secco dei “clos”.
Il franco di coltivazione varia tra qualche decimetro e il metro di profondità.
Clos des Lambrays appare negli archivi, a partire dal XIV secolo, in parte di proprietà dell’Abbazia di Citeaux. Dopo la rivoluzione venne ceduto ai cittadini e frammentato in 74 piccolissime proprietà.
Il decreto che lo riconosce quale Grand Cru è datato 27 aprile 1981.
La superficie attualmente in produzione è di 8,22 ettari.
Clos des Lambrays è un curioso caso di quasi Monopolio, infatti appartiene al Domaine des Lambrays per la sua quasi totalità, fatta eccezione per 420 metri quadrati che appartengono al Domaine Taupenot-Merme.
Sembrerebbe che la parte del Domaine Taupenot-Merme fosse un orto poi ripiantato a vigna negli anni settanta, quando ancora non era un Grand Cru.
Il Clos des Lambrays del Domaine des Lambrays è coltivato in agricoltura biologica, la vinificazione avviene in presenza dei raspi.
Il Clos des Lambrays è un vino molto complesso, conserva a lungo il suo frutto nitido e fresco affiancato da note di liquirizia, pepe nero e un finale piacevolmente “incensato”.
Per concludere con i Grand Cru arriviamo al Clos de Tart, visto che di Bonnes Mares parleò quando passerò a Chambolle, dove risiede la porzione più congrua.
Clos de Tart è un rettangolo quasi perfetto, esposto a est e completamente recintato da mura di pietra, situato nella metà inferiore del rilievo della « Côte » ad un’altitudine compresa tra 270 metri e 300 metri.
Si trova in leggera pendenza, sulla base di un substrato calcareo del Bajociano e in parte del Bathoniano.
Questi calcari sono sovrastati da un sottile strato variabile tra 3 decimetri e un metro di franco di coltivazione, prevalentemente marne, argille rosse, limi e ghiaie.
La cantina si trova nel cuore del vigneto, fatto raro per un Cru di Borgogna.

Clos des Lambrays

Clos des Lambrays

L’edificio esisteva fin dal Medioevo ed è ancora il luogo per la vinificazione e l’invecchiamento dei vini.
Il vigneto “Clos de Tart” deve il suo nome dall’Abbazia di Tart, di ordine cistercense, fu creato nel 1141 dopo una vendita per raccogliere fondi per le suore Benedettine dall’Abbazia di Notre-Dame-de Tart, fondata nel 1125 dai frati dell’Abbazia di Citeaux. Fu destinato alle donne che vivevano in accordo spirituale con i cistercensi di San Benedetto e diventò la casa madre del ramo femminile dell’Ordine di Citeaux.
Fu un’abbazia fino al XVIII secolo.
Vigna e Abazia furono confiscate con la rivoluzione, poi messe all’asta, ed acquistate da una famiglia locale , i Marey-Monge, che la conservarono fino al 1932, quando fu ceduta alla famiglia Maconnese dei Mommessin, attuali proprietari, infatti si tratta di un Monopole.
Caso eccezionale, questo vigneto non è stato frazionato ed ha cambiato proprietario solo due volte per quasi 1000 anni!
La storia del “Clos de Tart” è indissolubilmente legata a quella del movimento cistercense.
La Aoc “Clos de Tart” è stata riconosciuta nel 1939.
Sembra dovuta alla presenza di una sottile vena gessosa la straordinaria ricchezza di profumi eleganti e della tessitura setosa del vino.
I filari sono disposti perpendicolarmente rispetto alla pendenza per limitare la naturale erosione del suolo. I vini di Clos de Tart offrono struttura generosa con grande morbidezza e raffinata tessitura.
Clos de Tart è anche riconoscibile per le sue intense note floreali di violetta e di rosa selvatica.

Clos de Tart

Clos de Tart

Non mancano le note speziate ed è particolarmente longevo soprattutto in annate eccezionali come il 2010, il 2009, il 2005, il 2002 , il 2001e il 1999 per citare le più recenti.
Tra i Premier Cru più interessanti e prestigiosi di Morey, certamente brilla il Clos de la Bussière di Christophe Roumier, che peraltro abita la casa ubicata proprio sopra il vigneto, argilloso, ma il cui drenaggio è garantito dalla pendenza. Robusto, solido, complesso e più carico anche cromaticamente di quanto normalmente ci si aspetti. la liquirizia è il suo timbro e, a dispetto della relativa giovinezza del vigneto, ripiantato nel 1980, esprime un eleganza di tutto rispetto, in linea con la perfezione dei vini di Roumier. Christophe Roumier lo vinifica con il 50% dei raspi, un compromesso raggiunto dopo anni di sperimentazione.

Clos de la Bussière

Clos de la Bussière

Clos de Tart produce un Premier Cru “La Forge du Tart” dai vigneti più giovani del Clos de Tart, la Forge è in realtà una copia meno costosa (ma molto costosa lo stesso) del fratello maggiore, più fruttato, ma molto meno complesso del Clos de Tart.
Ovviamente esistono tanti altri grandi vini a Morey, tra i quali il Clos des Rosiers di Chantal Remy e il Les Millandes di Michel Magnien.
Concludo con una curiosità quasi blasfema, un premier cru di Morey prodotto da sole uve Aligoté, il Clos des Mont Luisants, prodotto da Ponsot. Si tratta dell’unico Aligoté in purezza di tutta la Côte-d’Or.

Mont Luisant

Mont Luisant

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