La storia del vino in Brasile inizia nel 1532, con Martim Alfonso de Souza, che viene dal Portogallo e tenta per la prima volta di piantare la Vitis vinifera nella Capitaneria di São Vicente nei pressi dell’attuale São Paulo, ma le condizioni sfavorevoli del clima e del suolo non permettono l’attecchimento e la prima esperienza fallisce.
Poi il tentativo, vano anche questo, nel 1535 a Bahia e Pernambuco.
Qualche anno più tardi è il giovane Brás Cubas, membro della spedizione di Martim Alfonso de Sousa, a insistere sulla coltivazione della vite e cerca suoli più adatti sempre in quella zona, ma a Plateau Piratininga nei pressi di Santos. Nel 1551, riesce a estrarre il succo di uva, producendo il primo vino brasiliano. La sua iniziativa, tuttavia, non dura a lungo a causa delle condizioni climatiche e del suolo, poco adatte alla Vitis vinifera.
Un’altra figura fondamentale per il vino in Brasile fu padre San Roque Gonzalez de Santa Cruz (beatificato nel 1934 e canonizzato nel 1988), fratello creolo di Francisco Gonzales de Santa Cruz, nativo di Assuncion in Paraguay.
Padre Roque Gonzales nel 1626 fu missionario a Ijuhy nel Rio grande del Sud dove fondò prima San Nicolás de Piratiní e poi Nuestra Señora de la Candelaria Ibicuy (fonte mcnbiografias.com). Per produrre il vino necessario alla celebrazione della Santa Messa, piantò la vite che aveva portato con se dal Paraguay e produsse vino.
Nel 1772 altri immigranti delle Azzorre e da Madeira, stabilitisi nella zona costiera di Rio Grande del Sud, portarono altri ceppi di Vitis vinifera da Azzorre e da Madeira, ma con risultati piuttosto modesti.
Nel 1789 c’è una battuta d’arresto nello sviluppo della vitivinicoltura brasiliana, perché la Corte portoghese vieta il commercio di vino brasiliano, per tutelare la produzione portoghese.
Nel 1808 per fortuna il divieto di commercio di vino viene revocato e c’è un nuovo risveglio nella produzione.
Manoel Macedo Brum, nei pressi di Rio Pardo, nel 1813 produce 45 barili di vino l’anno per molti anni, ottiene la prima autorizzazione per la produzione della bevanda nel paese (1817), Concesso dalla Camera di Commercio di Rio de Janeiro.
Nel 1824 con l’avvento di una importante colonia tedesca, aumenta il numero di immigrati interessati in viticoltura.
L’italiano Giovanni Battista Orsi, con il permesso di Dom Pedro I, ottiene il permesso di coltivare uva europea a Serra Gaucha, divenendo uno dei pionieri della produzione di vino nella regione. Sembra che gli attacchi di malattie fungine però negli anni a seguire abbiano di fatto distrutto in gran parte queste piantagioni.
Nel 1840, il Gaucho José Marques Lisboa, che era a Washington (USA), invia le prime barbatelle di Isabel, un ibrido produttore diretto (Vitis Labrusca e non Vitis Vinifera), quello che in Italia chiamiamo Fragolino e che in Europa è vietato vinificare per il contenuto di metanolo superiore ai minimi prescritti.
A riceverle e moltiplicarle è il mercante Thomas Messiter in Rio Grande e le pianta sull’isola dei Marinai, da cui la varietà si diffonde in tutto lo stato.
Il grande salto nella produzione vinicola nazionale si verifica con l’arrivo di immigrati italiani intorno al 1875, a Rio Grande do Sul. Essi portano la conoscenza tecnica circa la produzione e la cultura di consumare la bevanda, migliorano la qualità del vino e danno quindi importanza economica alla vitivinicoltura. Molti portano barbatelle di vitis vinifera dall’Europa, ma ben presto devono abbandonarle a causa dei soliti attacchi di parassiti vari.
La più antica testimonianza della produzione del vino nella Valle delle Vigne, nel Rio Grande do Sul, mostra che 500.000 litri di vino sono stati prodotti nella città di Garibaldi. Questo risulta in una relazione fatta nel 1883 dal Console d’Italia, Enrico Perrodo, dopo aver visitato la regione.
Nella prima metà del ventesimo secolo ci sono stati vari tentativi più o meno riusciti di organizzare i piccoli produttori in cooperative.
Nel 1951 un nuovo impulso arriva con il francese Georges Aubert, trasferito dalla Francia al Brasile, segna l’inizio di un ciclo positivo per la viticoltura nazionale. L’interesse delle aziende straniere nel paese, consolidato negli anni ’70 con l’arrivo di aziende multinazionali del vino, esprime nuove tecniche per i vigneti e cantine e solleva la qualità della produzione, oltre ad ampliare le zone di coltivazione dell’uva.
Negli anni 80 una svolta decisiva è stata data dalla reintroduzione della Vitis Vinifera, che ha di fatto creato una nicchia di vini di qualità a fianco ai vini comuni prodotti con le varietà di Vitis Labrusca.
Dopo che la viticoltura è consolidata in diverse regioni, da Sud a Nord-Est del paese, ciascuna zona produttiva investe nello sviluppo della propria identità.
La prima regione ad ottenere la denominazione di origine protetta nel 2002 è la Vale dos Vinhedos e Pinto Bandeira ottiene per secondo nel 2010 il riconoscimento della dop, la terza dop è Altos Montes.
Vale dos Vinhedos è una zona verde, collinare, secondo alcuni ricorda le Langhe, ma molti parlano un dialetto veneto che ormai si sta perdendo, ma fino a 50 anni fa era parlato da una fetta importante della popolazione. Questa zona è stata come già detto quella prescelta da molti immigrati italiani e ancora oggi nei ristoranti la cucina ha un’impronta italiana molto forte.
La Vale dos Vinhedos è oggetto di turismo enogastronomico ed è visitata da oltre 150.000 turisti l’anno.
I vitigni rossi coltivati sono: Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Tannat, Ancellotta, Pinot Noir, Touriga Nacional e Teroldego. Le uve bianche sono: Riesling, Chardonnay, Moscato, Malvasia e Glera. I vini spumanti sono prodotti in versioni secco e dolce, e sono i più ricercati del Brasile.
L’unica uva rossa che può essere indicata in etichetta come unico vitigno nella Vale dos Vinhedos è il Merlot. Esempi notevoli sono rappresentati da produttori come Miolo, Casa Valduga e Pizzato. La dop Pinto Bandeira permette la produzione di vini spumanti dolci e secchi, anche metodo classico e rossi secchi e bianchi.
Riepilogando la qualità dei vini in Brasile è in rapida crescita, ma va detto che resta il “peccato originale” ovvero che ancora oggi i vini prodotti da Vitis vinifera rappresentano una quantità troppo esigua.
La regione che produce gran parte dei vini di qualità in Brasile, Rio Grande do sul, nel 2013 ha prodotto soltanto 73,8 milioni di Kg di uva da Vitis Vinifera, contro 536,7 milioni di Kg di uva da Vitis Labrusca.
Ben 18.279 ettari della superficie vitata brasiliana sono coltivati a Isabela (fragolino dunque Vitis Labrusca), pari al 36,99% del totale vitato; seguono Bordo (Vitis Labrusca) con il 14% circa; Concord (Vitis Labrusca) oltre il 7% del totale; Niagara (vitis Labrusca) circa il 7%; Couderc noir (ibrido tra Vitis Vinifera, Vitis lincecumii e Vitis rupestris) circa il 5%; Jacquez (ibrido tra Vitis Vinifera e Vitis aestivalis ) circa il 5% ed altri ibridi.
Tutti questi vitigni possono produrre solo vini di bassa qualità.
Nel dettaglio a parte i vitigni ibridi già menzionati in Brasile gli altri vitigni coltivati, in ordine decrescente per quantità sono:
– Moscato bianco che è dunque il primo vitigno da Vitis vinifera
– Cabernet Sauvignon
– Moscato Embrapa (incrocio creato in Brasile tra ibrido Couderc 13 che è bianco e Moscato)
– Couderc blanc (ibrido con prevalenza di Vitis lincecumii)
– Merlot
– Herbemont (ibrido con prevalenza di Vitis aestivalis)
– Seibel (ibrido da Vitis lincecumii, Vitis rupestris)
– Lorena (incrocio creato in Brasile da Malvasia e Seyval che a sua volta è un ibrido tra Vitis Vinifera, Vitis ruprestris e Vitis lincecumii)
– Chardonnay
– Tannat
– Cabernet franc
– Riesling Italico
– Glera
– Trebbiano
Il lavoro del Centro Nazionale di Ricerca per l’Uva e il Vino dell’Agenzia brasiliana per l’Agricultura (Embrapa), ha contribuito a creare una viticoltura (soprattutto per le uve da mensa e per la produzione di succhi di uva) in grado di combattere le avversità ambientali dovute a un clima più caldo e con minori escursioni termiche. In totale sono stati realizzati circa 600 diversi incroci, con risultati importanti per le uve da mensa e con i due vitigni sopra citati (Moscato Embrapa e Lorena) di fatto un Moscato e una Malvasia con rese molto elevate e maggiore resistenza alle crittogame. Resta inteso che essendo ibridi anche questi sono vietati in Italia per la vinificazione.
La Vitis Vinifera copre meno del 10% del totale.
Le aziende più note del Brasile sono: Lidio Carraro, Casa Valduga, Angheben, Hermann Matiz, e Antonio Dias.
Per oggi può bastare.
Salute!
OBRIGADO….PELO ARTIGO DE UVAS NO BRASIL …PELO JEITO É MELHOR BEBER O VINHO DA ITALIA É SABOREAR O NOSSO CHURRASCO QUE É MUITO BOM …..SERGIO HOJE O CLIMA MAIS SECO ESTAMOS APOSTANDO EM UM BOM VINHO NO SUL DO BRASIL..
Speriamo sempre in buone annate, l’impegno dei produttori seri va sempre premiato e se il clima aiuta siamo tutti più sereni!