Quello che si sta consumando in Salento è un dramma per l’ulivicoltura europea, cerchiamo di capirne le cause e i possibili rimedi, partendo dal killer: la Xylella fastidiosa.
La Xylella fastidiosa è un batterio della famiglia delle Xanthomonadaceae.
La famiglia Xanthomonadaceae è una famiglia di batteri appartenenti alla suddivisione gamma dei proteobatteri Gram-negativi, compresi i due generi pianta patogeni Xanthomonas e Xylella.
La Xylella fastidiosa è un batterio aerobico fitopatogeno che si moltiplica nei vasi conduttori dello xilema delle piante ospiti, causando l’occlusione dei vasi con il conseguente irregolare flusso linfatico dalle radici all’apparato aereo. Mostra una grande variabilità genetica oltre che fenotipica. Il batterio può infettare diverse tipologie di piante coltivate ma anche selvatiche autoctone e si propaga attraverso insetti come le cicaline e le sputacchine che si nutrono della linfa, trasmettendo in questo modo il microorganismo. La diffusione della malattia avviene grazie alla movimentazione delle piante per la messa a dimora, al quale si aggiunge il conseguente trasporto degli insetti portatori del batterio.

Ulivo affetto da sindrome da disseccamento rapido

Ulivo affetto da sindrome da disseccamento rapido


Attualmente se ne conoscono quattro sottospecie che infettano circa 150 diverse piante.
Quella che sta flagellando il Salento è la Xylella fastidiosa, che colpisce oltre agli ulivi, anche le viti e gli aceri
Le altre sono la Xylella sandyi che attacca di preferenza gli oleandro; la Xylella multiplex che predilige il pesco, l’olmo e il susino; e la Xylella pauca che attacca di preferenza gli agrumi e il caffè.
Come ha fatto a raggiungere il Salento se si tratta di una specie endemica dell’America centrale?
Dagli studi sul DNA del batterio, attraverso i confronti effettuati grazie a una banca dati internazionale, il Prof. Donato Boscia e la sua equipe del CNR di Bari, ha concluso che la Xylella presente in Puglia è uguale a quella presente in Costa Rica.
Ovviamente è impossibile che il contagio sia avvenuto attraverso il suo insetto vettore, la sputacchina ( Un viaggio davvero lungo, se si pensa che l’insetto vettore al massimo vola per un centinaio di metri o poco più, sfruttando i venti.
Gli insetti vettori appartengono alla famiglia delle Cicadellidae e si nutrono succhiando dai vasi linfatici delle piante grazie a un apparato boccale. Nutrendosi da una pianta infetta trasmettono poi il batterio a una pianta sana. L’equipe del dottor Donato Boscia del CNR di Bari (Istituto per la protezione sostenibile delle piante) ha scoperto che nel caso specifico della Xylella che ha colpito gli olivi pugliesi, l’insetto vettore è la Philaenus spumarius, nota come sputacchina. Altri vettori possono essere gli Emitteri xilemomizi, come le cicaline della sottofamiglia Cicadellinae (Hemiptera, Cicadellidae), ma in questo caso specifico sembra che si tratti esclusivamente della sputacchina.
L’insetto evidentemente è un vettore, ma non può essere l’origine.
L’ipotesi più probabile, che di fatto per esclusione è quasi una certezza, è che laXylella sia arrivata con una pianta già infetta.
Sembra ormai certo che il primo caso si sia verificato a Gallipoli, segnalato nel 2010, dove è ubicato un grande vivaio che importa molte piante dall’estero, in particolare dall’Olanda;
Proprio in Olanda l’analisi del Dna di una pianta di caffè malata ha ricondotto a un ceppo endemico del Costarica, lo stesso riscontrato in Salento.
Il Costarica è un grande esportatore di piante ornamentali, in particolare dell’oleandro, ben 43 milioni di esemplari solo nel 2012.
Secondo il CNR di Bari non sarà facile trovare una terapia per le piante infettate, che a oggi sono oltre un milione, dal momento che il batterio è noto agli studiosi da oltre un secolo e fino a oggi nessuno ha saputo trovare una cura per le piante malate.
Adesso si sta lavorando sull’abbattimento delle piante malate e alla bruciatura in loco delle stesse, anche se non si sono fatte attendere le denunce di carichi di legna di ulivo provenienti dalla Puglia, con il rischio di diffusione dell’epidemia in maniera ancora più rapida.
Secondo il dottor Boscia conviene intervenire sul vettore, cioè sulla sputacchina con un trattamento insetticida e tagliando spesso l’erba, per eliminare le larve e gli insetti ancora giovani.
Ovviamente non è solo il CNR di Bari a lavorare a questa emergenza, anche l’Università degli studi di Bari e in particolare il Professore Emerito di Patologia Vegetale Giovanni Martelli.
Il Governo nazionale ha dapprima dichiarato lo stato di emergenza e successivamente, con Ordinanza del Capo della Protezione Civile del 12 febbraio 2015, ha nominato il Dott. Giuseppe Silletti, Comandante Regione Puglia Corpo Forestale dello Stato, Commissario Delegato all’emergenza Xylella fastidiosa.
Intanto il contagio continua a diffondersi e segnali di presenza del batterio sono stati rilevati anche in provincia di Brindisi.
La Francia per precauzione ha bloccato l’importazione di vegetali dalla Puglia, ma intanto il 16 aprile è stato trovato il “paziente zero” francese, che anche in questo caso arrivava dall’Olanda.
Si tratta di una pianta di caffè che un vivaista olandese aveva importato dal Costarica.
Dunque non è detto che la xylella fastidiosa attacchi solo l’ulivo e la xylella pauca attacchi solo il caffè e gli agrumi.
Secondo l’ultimo parere dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, emesso proprio ieri 18 aprile, non esiste ancora alcuna evidenza scientifica che comprovi l’indicazione che alcuni funghi, oltre che la xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido degli ulivi nel Salento. In sostanza sembrerebbe che la causa possa essere ricondotta ad un insieme di cause cioè il contemporaneo attacco di diversi batteri, tra cui la xylella fastidiosa e di altri organismi tra i quali funghi appartenenti ai generi Phaeoacremonium, Phaemoniella e Zeuzera pyrina.
Speriamo che l’epidemia venga bloccata e circoscritta presto, per non evitare di distruggere uno dei prodotti alimentari migliori del mondo.
Intanto massima vigilanza da parte degli addetti ai lavori.
A questo punto diventa necessario brindare alla salute degli ulivi salentini: salute!

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