Si può parlare di biodiversità viticola vedendo il problema da diverse angolazioni.
Io oggi voglio affrontarlo in funzione della diversità dei vini disponibili sul mercato in quantità accettabile.
Prenderò in esame i 12 paesi con la più estesa superficie vitata del mondo, che insieme rappresentano oltre l’80% della superficie vitata mondiale, ma anche se estendessimo l’analisi ad altri paesi scopriremmo che il risultato non cambierebbe.
Dove voglio arrivare? A dati precisi circa i vitigni più coltivati nei diversi paesi e alla biodiversità dedotta.

Nebbiolo, 27° vitigno più coltivato in Italia

Nebbiolo, 27° vitigno più coltivato in Italia


Parlo di biodiversità concreta, non di giochi da collezionisti, belli ed encomiabili, ma poi poco concreti rispetto al reale consumo di vino.
Certo, la differenza la fanno i luoghi prima dei vitigni, ma partire da una base ampelografica molto più vasta significa comunque offrire vini “diversi”.
Propongo 3 diversi livelli di rilevazione del dato: primi 3 vitigni, primi 5 vitigni e primi 10 vitigni.
Partiamo dalla Spagna, il paese che detiene la maggiore superficie vitata del pianeta.
Con i 3 vitigni più coltivati arriva a oltre il 53% del totale, in pratica oltre 1 vino su 2 in Spagna è prodotta da Airen, Tempranillo o Bovale, solo uno dei 3 è alloctono, se è vero che il Bovale arriva dalla Sardegna.
Con i primi 5 vitigni, cioè aggiungendo Garnacha e Monastrell, si arriva al 65%. Con i primi 10 vitigni al 79%.
Il secondo paese per superficie vitata è la Francia. Nel paese transalpino sommando le superfici vitate dei primi 3 vitigni si arriva al 35%, si tratta del Merlot, del Grenache e del Trebbiano toscano, ben 2 dei quali sono chiaramente alloctoni!
Se aggiungiamo Syrah e Cabernet Sauvignon arriviamo a circa il 50%. Una curiosità: appena 10 anni fa il terzo vitigno più coltivato era il Manzuelo che oggi è al sesto posto.
Con i primi 10 vitigni si arriva al 72%. Per i più curiosi oltre ai 6 già citati abbiamo: Chardonnay, Cabernet Franc, Gamay e Pinot noir.
Il vitigno Airen, il più coltivato in Spagna

Il vitigno Airen, il più coltivato in Spagna


Veniamo al terzo grande paese, l’Italia. In realtà con questi 3 paesi copriamo la grande parte superficie del vigneto mondo, gli altri, dal quarto in poi hanno gli spiccioli.
In Italia con i primi 3 vitigni, Sangiovese, Montepulciano e Catarratto coprono il 23% della superficie totale, sono tutti autoctoni e hanno tutti una prevalenza regionale, rispettivamente in Toscana, Abruzzo e Sicilia.
Aggiungendo Merlot e Trebbiano toscano si arriva al 30%. Mentre con i primi 10 al 45% e con i primi 20 si supera di poco il 50%. Per i curiosi le posizioni dalla sesta alla decima competono a: Barbera, Chardonnay, Glera, Pinot grigio e Nero d’Avola.
Il Pinot noir è il decimo vitigno più coltivato in Francia

Il Pinot noir è il decimo vitigno più coltivato in Francia


Stati Uniti. Qui i primi 3 vitigni coprono il 43% e sono rispettivamente Chardonnay, Cabernet sauvignon e Merlot. Ovviamente tutti alloctoni. Con i primi 5 si arriva al 58%. Il quarto è il Primitivo e il quinto il Pinot noir.
Con i primi 10 negli USA copriamo il 78% del vigneto.
Questi gli altri 5: Colombard, Syrah, Concord (primo degli autoctoni, non essendo vitis vinifera in Italia non può essere vinificato per produrre vino), Sauvignon e Pinot grigio.
L’Argentina con i primi 3 vitigni arriva al 39% del totale, si tratta rispettivamente del Malbech, Cereza e Douce noire. Aggiungendo Criolla Grande e Cabernet sauvignon si arriva al 55%.
Con le prime 10 varietà si copre il 79% del vigneto argentino.
Quali sono gli altri cinque?
Syrah, Pedro Gimenez, Torrontes, Moscatel rosada e Chardonnay.
Nipozzano Firenze  23 Settembre , 2011 : La Vendemmia, Le Cantine, i Paesaggi della tenuta dei 'Marchesi de' Frescobaldi' del Castello di Nipozzano. Foto: ©Franco Origlia

Nipozzano Firenze 23 Settembre , 2011 : La Vendemmia, Le Cantine, i Paesaggi della tenuta dei ‘Marchesi de’ Frescobaldi’ del Castello di Nipozzano.
Foto: ©Franco Origlia


In Romania con i primi 3 vitigni siamo al 23%, Feteasca alba, Feteasca regala e Merlot. Con le prime 5 varietà, cioè aggiungendo Grasevina e Aligoté si giunge al 32%, mentre con i primi 10 si va al 45%. Dunque anche la Romania ha una buona biodivestità, sebbene con superfici evidentemente molto basse. Basti pensare che il sesto vitigno in Romania è il Sauvignon con 3000 ettari, mentre il sesti italiano è il Barbera che sul mercato mondiale si vede, occupando quasi 27 mila ettari.
In Portogallo i primi 3 vitigni occupano il 24% del totale: Tempranillo, Touriga franca e Castelao. Salendo a 5, cioè con in aggiunta Touriga nacional e Fernao Pires, si sale al 36% del vigneto totale.
Touriga Nacional

Touriga Nacional


Con i primi 10 si arriva al 55%.
I primi 3 vitigni in Australia sono: Syrah, Chardonnay e Cabernet sauvignon, che insieme totalizzano il 64% del totale. Qui più che biodiversità possiamo parlare di “bioomologazione”.
Aggiungendo Merlot e Sauvignon si arriva al 75% e con i primi 10 si totalizza l’88%.
In Chile con i primi 3 vitigni si copre il 59% del totale, si tratta di Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Sauvignon. Se aggiungiamo Merlot e Carmenère arriviamo al 77%. Con i primi 10 si copre il 93% del vigneto Cile.
Malbech

Malbech


In Germania i primi 3 vitigni sono rispettivamente il Riesling, il Muller Thuragau e il Dornfelder, che insieme coprono il 44% del vigneto tedesco. Se si aggiungono Pinot grigio e Pinot bianco si arriva al 52% e con i primi 10 si copre il 60% del vigneto tedesco.
L’undicesimo vigneto più esteso del mondo è quello del Sud Africa, dove Chenin blanc, Cabernet sauvignon e Colombard coprono il 42% del totale, mentre con l’aggiunta di Syrah e sauvignon si arriva al 62%. I primi 10 vitigni occupano l’87% del totale.
Per concludere i primi tre della Moldova, Aligoté, Rkatsiteli e Isabel (quest’ultimo è un ibrido vietato in Italia), occupano il 43% del totale. In 5, cioè con l’aggiunta di Sauvignon e Merlot, si arriva al 61% e in 10 occupano il 90% del totale.
Riesling

Riesling


Per curiosità cito il vigneto emergente per eccellenza, quello cinese, che cresce a vista d’occhio.
Bene in Cina secondo l’ultimo dato disponibile il Cabernet sauvignon occupa il 79% del totale e in 3, cioè con l’aggiunta di Merlot e Carmenère, si arriva al 93%.
Ecco dopo tanti numeri veniamo a una sintesi: nel mercato mondiale la biodiversità è garantita principalmente dal vigneto italiano.
In tutti i sensi, se parliamo di vini realmente presenti sul mercato internazionale, possiamo trovare in quantità più che ragionevoli anche vini italiani provenienti da almeno 120 vitigni diversi e comunque all’interno delle doc italiane sono ammessi bel 396 vitigni diversi, di cui 355 considerati autoctoni.
Prendendo il resto del mondo, non riusciamo ad arrivare a una quantità ragionevole se non con una trentina di vitigni!
Infatti prendendo per esempio i primi 20 vitigni coltivati in Italia solo 3 sono vitigni “internazionali” ben 19 superano i 10.000 ettari e il ventesimo vitigno, la Malvasia di Candia, occupa 8.637 ettari.
Questo patrimonio è stato solo in parte depauperato, ma oggi per fortuna non sembra a rischio, molti si stanno adoperando per il mantenimento e la valorizzazione dello stesso.
Per questo brindo con 100 vini diversi alla vostra salute!

This article has 6 comments

  1. Ciao Sergio. Mi dicono che la superficie complessiva dei vigneti in Cina è arrivata a 800.000 ettari: se fosse vero la Cina sarebbe il secondo paese per superficie vitata, e se mantenesse l’attuale distribuzione di vitigni diventerebbe il maggior produttore di Cabernet Sauvignon, il che contribuirebbe ad allargare ulteriormente la forbice di prezzo fra i Cabernet diciamo popolari e i Cabernet buoni, ammesso che la Cina intenda esportarli.

    • Sergio Di Loreto

      Vero Fabio, anche io ho informazioni in questo senso, ma non esistono dati ufficiali che io sappia e comunque non cambia la sostanza, anzi si rafforza la necessità di biodiversità, visto che in Cina si pianta quasi esclusivamente Cabernet sauvignon.

  2. sarebbe interessante, Signor Coppiere (e capisco che è un gran lavoro, ma magari per il prossimo articolo …) capire poi come queste percentuali (che, se ho ben capito, sono riferite a livello nazionale) si traducono a livello mondiale, almeno per i paesi più ‘vitati’ 😉

  3. Tó….ho imparato un altro nome per la bonarda :)…dopo un po ci si stufa dei soliti cabernet, merlot ecc ecc evviva la biodeiversita italiana…

  4. Grazie Daniele e sempre evviva la biodiversità della viticoltura italiana!

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*