Magliocco

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Appena qualche mese fa ho scritto sui vitigni coltivati al mondo, i dati non erano “freschissimi”, ma erano gli ultimi dati disponibili, che risalivano al 2000.
Il 4 gennaio 2014, l’Università di Adelaide ha pubblicato un nuovo studio, interessantissimo, con i dati aggiornati al 2010.
Lo studio è stato condotto dal Professor Kym Anderson, Executive Director del
Wine Economics Research Centre dell’University of Adelaide, che ha assemblato i dati di Eurostat e dei ministeri dell’agricoltura dei paesi produttori di uva da vino.
Per questo, a breve distanza, mi trovo a toccare di nuovo questo argomento e soprattutto perché in questi 10 anni la viticoltura mondiale ha subito notevoli variazioni sotto molti aspetti.
Particolarmente rilevante è l’elevato e crescente predominio di pochi vitigni di origine francese nei vigneti del Nuovo Mondo che oggi rappresentano in media il 67% contro il già elevato 53% del 2000. A ciò va aggiunto l’aumento della superficie vitata del nuovo mondo e la diminuzione della superficie vitata in Spagna, Francia e Italia. Ne consegue un generalizzato calo della biodiversità. Infatti oggi a livello globale, le prime 35 varietà coltivate, rappresentato ben il 66% del totale dell’uva da vino prodotta, molto più del già alto 59% del 2000.
12 paesi hanno più di un terzo della loro superficie totale vitata con il loro vitigno più coltivato.
In questi ultimi 10 anni i rossi hanno sorpassato i bianchi.
Vediamo chi ha guadagnato di più e chi ha perso di più in termini di ettari prima per paese e poi per vitigno.
Per paese gli USA con oltre 50 mila ettari di incremento sono il paese cha ha aumentato maggiormente la propria superficie vitata, davanti a Nuova Zelanda e Australia che crescono di oltre 20 mila ettari ciascuna, poi Georgia, Sudafrica, Repubblica Ceca, Grecia e Canada.
La Spagna, nel decennio, ha perso oltre 150 mila ettari di vigneto, seguita da Romania, Portogallo, Bulgaria, Croazia, Russia, Francia, Ungheria, Italia, Cipro e Slovenia. Dunque tutti e 10 in Europa i paesi che hanno perso la maggiore superficie coltivata a uva da vino.
Per vitigno il campione di incremento è il Tempranillo che aumenta la sua superficie di quasi 140 mila ettari, seguito dal Syrah con +84.000 ettari, dal Cabernet Sauvignon che incrementa la sua superficie di 70 mila ettari e dal Merlot, + 55 mila ettari. A seguire troviamo Chardonnay, Sauvignon blanc, Pinot nero e Pinot grigio. Tra i vitigni classificati come di origine italiana, quelli che aumentano maggiormente la loro superficie vitata sono: il Prosecco all’undicesimo posto e il Sangiovese al tredicesimo, il Trebbiano al sedicesimo e il Montepulciano al diciassettesimo posto.
L’Airen è il vitigno che perde la maggiore superficie con quasi 140 mila ettari di calo, davanti, si fa per dire, al Mazuelo, la Grasevina e la Garnacha tinta.
Pertanto la nuova classifica dei vitigni più coltivati vede il Cabernet Sauvignon al primo posto con 290 mila ettari, davanti al Merlot con 270 mila, entrambi hanno superato in questi 10 anni l’Airen che scivola al terzo posto. Poi Tempranillo, Chardonnay e Syrah, tutti in notevole incremento.
Fiano

Fiano


La classifica dei soli rossi vede alcuni “italiani” nella top 20.
Il Sangiovese al nono posto davanti al Montepulciano che è 15° e la Barbera al 19°.
Anche la graduatoria dei soli bianchi vede alcuni italiani nella top 20.
Rispettivamente il Trebbiano toscano al 4° posto, il Catarratto al 12° e il Prosecco 20°.
Quali paesi hanno la più alta percentuale di uve rosse da vino? Sono 17 guidati dalla Cina con il 96%, davanti al Marocco, il Brasile, l’Uruguay, il Cile e la Francia che ha circa il 67% di rossi. Tra i rossisti figura anche l’Italia che con il 57% di uve rosse è il 15° tra i paesi con una percentuale di rossi più elevata, poi la Spagna che nel decennio ha “saltato il fosso” passando dal 38% al 54% di rossi.
Tra i “bianchisti” vince il Lussemburgo con il 92%, davanti a Georgia, Kazakistan, Germania, Romania e Nuova Zelanda.
Altre curiosità: chi ha la più alta percentuale di vitigni di origine francese?
Non la Francia, che è meno “francese” dei paesi del nuovo mondo!
Il Cile con oltre il 92%, davanti alla Nuova Zelanda con quasi il 92%, all’Australia con l’88% e al Sudafrica con l’85%. Seguono Canada e USA entrambi con oltre il 70%. Solo settima la Francia con circa il 61% di varietà di origine francese.
Chi ha la più alta percentuale di vitigni di origine spagnola?
La Spagna con l’86%, davanti a Tunisia, Algeria e Francia.
Per concludere chi ha la più alta percentuale di vitigni di origine italiana?
L’Italia con l’81% davanti a Slovenia, Francia e Uruguay.
Veniamo poi ad analizzare la concentrazione di alcuni vitigni.
Il Syrah in Australia occupa oltre il 28% della superficie vitata, in Sudafrica il 10% e in Francia meno dell’8%, ma fatto 100 il Syrah prodotto al mondo scopriamo che 50 è prodotto in Francia.

Nerello cappuccio

Nerello cappuccio


Interessante la parte che analizza le percentuali di terreno agricolo dedicate alla coltivazione dell’uva da vino in rapporto al totale dei terreni dedicati all’agricoltura per paese.
Al primo posto resta il Portogallo con quasi il 9%, seguito da Georgia, Slovenia, Cipro e Italia che con oltre il 6,6% supera nell’ordine Cile, Spagna, Nuova Zelanda e Francia che occupa il nono posto.

Biodiversità.
Prendendo in esame solo i principali paesi scopriamo che in Italia il più coltivato continua ad essere il Sangiovese che occupa l’11% del totale.
L’Italia continua ad essere l’unico paese al mondo ad avere i primi 10 vitigni più coltivati che non arrivano al 50%, anzi per la precisione arrivano al 45%. In Italia i vitigni da vino coltivati in quantità “rilevante” sono 388.
In Francia il più coltivato resta il Merlot con il 14% e le prime 10 varietà più coltivate coprono il 72% del totale; i vitigni coltivati in misura rilevante sono 120.
In Spagna il più coltivato continua ad esser l’Airen con il 25% e la top ten copre il 79% del totale e i vitigni coltivati in maniera rilevante sono 88.

Nebbiolo

Nebbiolo


Gli altri?
Pochissima biodiversità.
La Nuova Zelanda ha il Sauvignon blanc al 51% del totale e la top ten copre il 94%.
Il Sudafrica con 10 vitigni copre l’87% e l’Australia l’88%, un po’ meglio gli USA con il 77%.
Addiruttura la Cina con il solo Cabernet Sauvignon copre il 77% del totale della superficie vitata.
Per concludere, anche dopo 10 anni di grandi sconvolgimenti del panorama ampelografico mondiale, l’Italia mantiene la sua leadership come paese “bioassortito” e speriamo che questo primato resti saldamente nel nostro paese o che comunque anche gli altri paesi scoprano il fascino e il valore della biodiversità in viticoltura.

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