Accademia di Ikalto (foto sdl)

Il mio viaggio in Georgia mi ha fatto conoscere personalmente una realtà vitivinicola molto interessante sotto tutti gli aspetti.

Il merito è del paese, incantevole, con una storia lunga e ricca, con abitanti molto vivaci culturalmente e con una voglia di emergere e di affermarsi certamente molto superiore rispetto alla media dei paesi europei.

Per chi va in Georgia, una delle attrazioni più significative è il “Georgian National Museum of Tbilisi” o meglio “Saqartvelos Erovnuli Muzeumi”, un vero gioiello di archeologia.

Georgian National Museum of Tbilisi (foto sdl)

Sono stato molto fortunato anche perché ad accompagnarmi è stato un personaggio chiave dell’enologia georgiana: Shalva Khetsuriani.

Shalva Khetsuriani è il fondatore della Queen Tamada LLC, agenzia di promozione turistica della Georgia con particolare attenzione alla valorizzazione del vino, nota nel settore del vino in Georgia e all’estero, è presidente della Georgian Sommelier Association e “Honorary Wine Ambassador” della Georgia. 

Khetsuriani è anche fondatore e preside della Tbilisi Wine School e particolare non trascurabile, non è troppo pieno di sé, pur essendo forse la prsona più competente nel campo del vino in Georgia.

Shalva Khetsuriani con Hugh Johnson

Per questo motivo avrò bisogno di scrivere molto, iniziamo dalla prima parte.

                                                               Quadro generale

Studi recenti considerano la Georgia la culla del vino. Nel 2015 nel sud-est della Georgia, gli archeologi hanno scoperto vasi di argilla (Qvevri) contenenti residui di semi d’uva coltivati.

Grazie alle ricerche con metodi archeologici, archeobotanici, climatici e chimici, i ricercatori hanno datato questi manufatti al 6000 a.C.

Un rapporto risultante, “Early Neolytic Wine of Georgia in the South Caucasus”, è stato pubblicato nel novembre 2017 dalla National Academy of Sciences (USA).

Più precisamente gli archeologi che lavoravano alcuni decenni fa tra le rovine dell’insediamento di Dangreuli Gora, in una valle vicino a Marneuli (una città a sud di Tbilisi), hanno scoperto un gran numero di vinaccioli databili al VI millennio a.C..

Le caratteristiche morfologiche e ampelografiche di questi vinaccioli sono risultate identiche a quelle della vitis vinifera sativa, che si differenzia nella forma dall’uva selvatica e che attestano, quindi, la presenza di viticoltura.

Foto a cura di Shalva Khetsuriani

Recentemente, nel 2006 e nel 2007, nuovi scavi negli insediamenti di Gadachrili Gora, non solo hanno scoperto molti altri semi d’uva risalenti al Neolitico, ma hanno anche portato alla luce una moltitudine di frammenti di vasi di creta, un’ulteriore prova della presenza di vino. Tra i reperti di questi scavi, sempre riferiti alla Cultura Shulaveri-Shomu Tepe, un vaso in ceramica per il vino è stato ritrovato a Didi Gora (collina di Khrami).

Il suddetto vaso è ritenuto dagli scienziati un antenato del qvevri ed è oggetto della massima attenzione.

Attualmente è esposta nel Museo nazionale della Georgia ed è considerato uno dei più antichi vasi vinari di tutto il mondo. Un’ analisi chimica dei vasi di argilla ha rivelato depositi di sali di calcio caratteristici dell’acido tartarico, prova inequivocabile dell’utilizzo per il vino. Queste scoperte sono la prova che la relazione tra uomo e vino iniziò almeno nel VI millennio a.C.

Il territorio in cui attualmente si trova la Georgia fu molto probabilmente la patria dei primi esperimenti di viticoltura, ma anche dei primi esperimenti di vinificazione.

La maggior parte dei linguisti concorda sul  fatto che il significato semantico della parola “vino” è radicata solo in lingua georgiana e presumibilmente è derivato dalla parola “Ghvino” che viene dal verbo “Ghvivili”. I verbo “Ghvivili” può assumere diversi significati, dal fiorire, al lievitare o anche fermentare. La radice della parola “Gvh” è tipicamente georgiana e la possiamo trovare in diverse parole.

                                            Viticoltura arcaica
Possiamo affermare che ci sono state tre tipologie distinte di viticoltura, che sono riconducibili ai tre stadi di sviluppo colturale. Il primo stadio è stato chiamato “maghlari” (cresciuto in lungua georgiana), e consiste in una viticoltura estensiva, in cui le viti sono allevate su alberi per richiedere la minor cura possibile. Il secondo stadio, chiamato “olikhinari”, rappresenta un’evoluzione del primo, in cui le viti vengono allevate su pali o alberi di dimensioni più ridotte. Il terzo stadio rappresenta la vera svolta verso una viticoltura moderna, chiamato in lingua georgiana “dablari”, in cui si passa a potature basse  in filari, praticamente la viticoltura moderna.

Il dablari rappresenta il vero salto di qualità, una viticoltura intensiva e più redditizia, attraverso la quale l’uomo interviene ed influenza lo sviluppo della vite e ne controllare innanzitutto la quantità, ma anche la qualità, introducendo di fatto il concetto di potatura.

Tutte queste forme di viticoltura ancora esistono in Georgia. Le prime due, quelle arcaiche, sopravvivono soprattutto nelle regioni della Georgia occidentale. Generalmente le uve coltivate col metodo maghlari e quelle coltivate col metodo olikhinari vengono vinificate separatamente da quelle coltivate col metodo dablari.

                                                        Riferimenti storico-religiosi

Nella storia della vita di Santa Nino, la Santa che introdusse la religione Cristiana in Georgia nel IV secolo d.C., si narra che le viti maghlari erano allevate su alberi di pino nel paradiso di Re Mirian a Mtskheta (la vecchia capitale della Georgia).

Il vino ottenuto con questo metodo era chiamato babilo, ed i Qvevri sotterrati in cui il mosto veniva fermentato, erano chiamati sababilo, per differenziarli dai Qvevri normali.
Il passaggio da maghlari e olikhinari a dablari, avvenne presumibilmente tra il II ed il I millennio a.C.

Tale affermazione è supportata da ritrovamenti di particolari falci che si suppone fossero utilizzate per la potatura. Secondo gli archeologi, di conseguenza, la viticoltura si sviluppò in Georgia prima tra il III e il II millennio a. C., per poi evolversi tra il II ed ilI millannio a.C.

Antichi attrezzi e sculture nel Saqartvelos Erovnuli Muzeumi (foto sdl)

Le tracce di vinificazione riconducibili addirittura a 8.000 anni fa, di cui ho già parlato, si riferiscono certamente alla vinificazione di uva “selvatica”, pertanto possiamo dire che gli enologi sono nati prima dei viticoltori.
La zona più antica del mondo in cui si produce vino è in realtà condivisa tra la Georgia, l’Armenia e forse anche l’Azerbaijan, allora, circa 8 mila anni fa, non esisteva certamente una distinzione politica e neanche religiosa tra questi 3 paesi.

una bella batteria di Qvevri nella KHETSURIANI WINERY (foto sdl)

                                                                        I Qvevri

I Qvevri sono grandi recipienti in argilla affusolati, di varie dimensioni, a volte anche di 40 ettolitri.

Sono sempre interrati per mantenere la temperatura costante durante la fermentazione e l’invecchiamento.  I qvevri sono ancora realizzati a mano dalle famiglie di artigiani della Georgia.

Con la crescente popolarità dei vini ambrati o orange wine e dei vini naturali, la domanda di qvevri è in aumento soprattutto in Georgia, ma anche a livello internazionale.

Il metodo tradizionale georgiano di fare il vino qvevri è stato approvato nel 2013 dall’UNESCO per essere incluso nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale. La decisione è stata presa dall’VIII comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale a Baku, alla quale ha partecipato la delegazione della Georgia guidata dal Ministro della Cultura e tutela dei Monumenti della Georgia, Guram Odisharia.
Il gruppo di professionisti che ha preparato la documentazione per essere presenti al momento della nomina UNESCO, ha corredato il tutto, come da prassi, con un documentario diretto da Merab Kokochashvili che descrive la vinificazione secondo il metodo tradizionale qvevri, e la costruzione del qvevri.

foto di Shalva Khetsuriani

Nel 2021 Qvevri ha ottenuto lo status di Indicazione Geografica Protetta (IGP) . Questo status IGP ha legalmente stabilito la Georgia come luogo di origine e ne codifica la forma, la capacità, le materie prime e il metodo di produzione.

Lo status di Indicazione Geografica Protetta (IGP) è attribuito dal National Intellectual Property Center of Georgia (“Sakpatenti”). Qvevri è diventato il primo prodotto non alimentare a ottenere tale status.

Il processo di registrazione in Georgia è stato avviato nel 2020 dal Ministero della protezione ambientale e dell’agricoltura e da allora ha superato tutte le fasi con successo. L’iscrizione contiene tutte le caratteristiche di Qvevri come vaso in terracotta per la vinificazione: la dimensione, la forma, la capacità, le materie prime e la tecnologia di produzione.

Qvevri

Per essere all’interno della IGP Qvevri, il contenitore deve avere una capacità minima di 50 litri e massima di 4 mila litri, deve essere in terracotta e deve essere chiuso ermeticamente, preferibilmente con argilla.

La protezione di Qvevri come indicazione geografica è particolarmente importante per la Georgia, un paese con una storia di vinificazione continua di 8.000 anni. La vinificazione con il metodo tradizionale georgiano è collegata al contenitore da vino nazionale in argilla chiamato Qvevri. La realizzazione di Qvevri rappresenta un prodotto dell’intelletto del popolo georgiano”, si legge in una dichiarazione del Ministero della protezione ambientale e dell’agricoltura.

Secondo la National Wine Agency of Georgia, oggi quasi tutte le aziende vinicole georgiane producono vino Qvevri. Inoltre si produce vino vinificato nei Qvevri in tutto il mondo: in Italia, Stati Uniti, Francia, Spagna, Slovenia, Giappone, e altri paesi.

Il vino Qvevri è unico per la sua ricca composizione chimica, il suo profumo caratteristico, il suo colore, il suo gusto e per le sue qualità nutritive e curative. L’antico metodo di vinificazione tradizionale qvevri georgiano è considerato come una delle conquiste e dei tesori culturali del paese.
Il Qvevri è fatto di un tipo di argilla storicamente utilizzata appositamente per la sua fabbricazione da famiglie di artigiani secondo la tecnica tradizionale. Queste famiglie possiedono la secolare conoscenza della formula appropriata per l’argilla nelle rispettive regioni. Il recipiente è sotterrato per garantire una temperatura ottimale e il più possibile costante, adeguata per l’invecchiamento e la conservazione del vino. La sua forma simile a un uovo favorisce i processi interni: il chacha (feccia che contiene anche i raspi) precipita sul fondo. Il lungo contatto tra le fecce ed mosto consente al vino di arricchirsi di elementi volatili e non volatili. Dopo un periodo variabile, il vino viene separato dal chacha e si stabilizza.
La qualità del vino Qvevri è anche influenzata dalla qualità del processo di pulizia del qvevri, che deve essere effettuata ogni anno prima della vinificazione. In ogni villaggio ci sono alcuni addetti esperti e specializzati nella pulizia dei qvevri. Tale processo di pulizia prevede il lavaggio del qvevri con prodotti a base di erbe e acqua. I Qvevri sono tradizionalmente disinfettati con vapori di zolfo. La superficie interna viene talvolta spalmata con cera d’api, e la superficie esterna è ricoperta da una malta a base di calce prima di seppellire il tutto. La tradizione vitivinicola Qvevri si può trovare in tutta la Georgia nelle zone rurali e urbane.

Shalva Khetsuriani e Sergio Di Loreto

Inquadramento geografico

La Georgia confina a ovest con il Mar Nero, da nord a est con le repubbliche autonome di Adighezia, Caracai-Circassia, Cabardino-Balcaria, Ossezia del Nord, Inguscezia, Cecenia e Daghestan, tutte fanno parte della federazione russa o più semplicemente della Russia, ma sono etnie diverse.

A sud est con l’Azerbaijan, a sud con l’Armenia e con la Turchia. Situata all’interno delle montagne del Caucaso, la Georgia si trova in una regione montuosa.

Ampelografia

La Georgia dispone di un patrimonio ampelografico enorme e rappresenta insieme all’Italia il paese con la più grande biodiversità viticola.

Secondo alcune fonti i vitigni riconosciuti in Georgia sono 437 (vinesgeorgia.com), altre fonti parlano di 524, secondo Ketskhoveli 525 e secondo altre ancora sono addirittura 540.

In Italia in vitigni autorizzati e realmente coltivati sono 545.

Nel resto del mondo la biodiversità è molto più limitata.

Vigneto con 400 diversi vitigni presso la Shumi winery (foto sdl)

Va detto che in Georgia fino a pochi anni fa il Rkatsiteli https://www.coppiere.it/2015/05/rkatsiteli-dalla-georgia-vitigno-sopravvissuto-millenni-grande-attualita/ rappresentava circa il 90% della superficie vitata e agli altri restava ben poco spazio.

Oggi in Georgia i vitigni realmente utilizzati nella produzione e commercializzazione sono 45.

Se vogliamo sviscerare bene i dati scopriamo che il 75% del vigneto Italia è costituito da ben 80 vitigni diversi.

Segue il Portogallo con 40 vitigni per fare il 75% della sua superficie vitata.

Al terzo posto di questa ipotetica classifica di “biodiversità reale” troviamo la Romania con 30 vitigni.

Francia e Spagna coprono il 75% della loro superficie vitata con 15 vitigni.

La Georgia, sebbene ultimamente si stia molto dando da fare per coltivare la sua biodiversità, è ben oltre il 75% della sua superficie con 4 vitigni :Rkatsiteli, Saperavi, Tsolikouri e Tsitska.

Di conseguenza anche gli altri 41 vitigni realmente utilizzati rappresentano pochi ettari, ma ne parlerò più avanti e nella seconda parte e gli ulteriori quasi 500 di fatto sono solo presso vivai o collezionisti.

Questo non toglie nessun merito alla biodiversità georgiana, che rappresenta comunque un tesoro per la viticoltura mondiale, ma la reale varietà di vini ottenuti da vitigni diversi è quella che troviamo in Italia e in misura minore in Portogallo.

Negli ultimi anni si sta facendo molto per far crescere le quantità soprattutto dei “41” e ne parlerò più avanti. Bisogna trovare un equilibrio tra la tutela della biodiversità e la necessità di assecondare i gusti dei consumatori.

Un grappolo di Rkatsiteli

Le regioni viticole

La superficie vitata della Georgia è pari a circa 48.100 ettari, (quella dell’Italia nel 2020 risulta pari a 719.000 ettari) dunque il paese si pone al 26° posto al mondo.

Le regioni vinicole in Georgia sono 5 con 20 denominazioni di origine, di cui 15 nella regione di Kakheti.

 

Mappa delle zone

immagine a cura di Shalva Khetsuriani

KAKHETI

La regione di Kakheti, in italiano Cachezia, con 32.700 ettari è nettamente le regione più grande, al secondo posto Imereti con 8.600 ettari, segue Kartli con 4.100 ettari, quindi Racha-Lechkhumi con 1.400 ettari e infine la zona subtropicale con 1.100 ettari.

Kakheti  è la regione vitivinicola più importante sia dal punto di vista quantitativo, infatti produce oltre il 72% del vino di tutta la Georgia, sia dal punto di vista della notorietà nazionale e internazionale. I vini Kakheti sono prodotti in vasi di argilla Qvevri e lunghe macerazioni sulle bucce.

                                                            Posizione geografica

Kakheti si trova nella parte orientale della Georgia, nel bacino dei fiumi Alazani e Iori e occupa un’area di 11.300 chilometri quadrati. Le sue coordinate sono: latitudine nord di 41°-42°15´ e longitudine orientale di 45°-46°30´. A nord-est, Kakheti confina con la cresta principale del Caucaso , la cresta di Kartli a ovest e l’Azerbaigian a sud-est. Telavi è la capitale.

La catena montuosa Tsiv-Gombori divide Kakheti in due parti, Kakheti interna e Kakheti esterna.

Inner Kakheti è un pendio graduale delle creste sopra menzionate che si trasforma nella valle di Alazani, la valle più grande della Georgia. La Valle di Alazani si trova su entrambi i lati del fiume Alazani e la sua lunghezza è di circa 160 km, la larghezza varia da 5 a 40 km. La sua altitudine sul livello del mare è di 740 m in direzione nord-ovest, che diminuisce in direzione sud-ovest fino a 200 m, al confine con l’Azerbaigian. Il rilievo della Valle Alazani è irregolare e per l’azione erosiva dei fiumi di montagna che scorrono lungo la Cresta principale del Caucaso.

Outer Kakheti o Iori Upland si trova tra l’altopiano di Samgori e la cresta di Tsiv-Gombori ed è diretto verso est, dove scorre la principale arteria idrica dell’acqua di Kakheti: il fiume Iori. Il rilievo diversificato di Kakheti si mescola a condizioni climatiche diversificate.

                                                                        Macrozone

La regione può essere suddivisa in tre macrozone: la riva sinistra e la riva destra (cha a sua volta contiene un’ulteriore sottozona più a sud chiamata Gare Kakheti)  del fiume Alazani  e una terza regione più a sud-est, la regione di Kiziki . La stessa denominazione Kakhetian è divisa in quindici Denominazioni di Origine Protette (DOP) che si trovano tutte lungo la Valle Alazani.

Kakheti

 

                                                                        Clima

Si distinguono tre zone agroclimatiche: subtropicale, calda e moderatamente calda. Secondo l’indicatore di specificità climatica, la regione è suddivisa in quindici sottoregioni.

Le condizioni climatiche di Kakheti favoriscono una vinificazione di alta qualità. La quantità totale annua di precipitazioni è di 600-800 mm. La durata del periodo vegetativo è di 210 giorni con una temperatura media di 18,5°. La grandine che causa danni significativi ad alcune o altre regioni di Kakheti è per lo più prevista in primavera e in autunno. La seconda metà della primavera può vedere lunghi periodi di siccità. L’inverno è moderatamente freddo e nuvoloso con poca neve. Le gelate lunghe, che danneggiano seriamente la vite, sono rare. In generale, la coltura della vite a Kakheti è possibile senza irrigazione.

                                                                   Principali villaggi

La viticoltura nell’Outer Kakheti si estende ai piedi sud-occidentali del monte Tsiv-Gombori e nella fascia situata tra i terrazzi di sinistra e parzialmente di destra del fiume Iori, situata a 450-700 m sul livello del mare e comprende i villaggi della regione di Sagarejo Khashmi, Patardzeuli, Ninotsminda e la stessa Sagarejo, Gareji, Giorgitsminda, Tokhliauri, Manavi, Chailuri, Kakabeti, Verkhviani, Dabiauri, i territori di Irmughanlo, Kandaura e Shibliani e in parte i villaggi della regione di Gurjaani Kachreti, Jimiti, Melaani, Arashenda , Chalaubani e villaggi della regione di Signagi – Nukriani, Zemo e Kvemo Bodbe, territori di Magaro, villaggi della regione di Gardabani – Samgori, Varketili, Martkopi, Gamarjveba e il territorio di Sartichala.

immagine a cura di Shalva Khetsuriani

                                                                          Suoli

Il Kakheti esterno ha principalmente terreni marroni e terreni brunastri, con le loro varietà. I terreni alluvionali-proalluvionali e dealluviali con le loro varietà sono meno diffusi.

I suddetti suoli differiscono tra loro per segni morfologici e proprietà fisiche e chimiche. Il franco di coltivazione dei terreni bruni, brunastri, varia entro i limiti di 50-120 cm, e quello dello strato contenente humus varia entro i limiti di 30-60 cm. I suoli sono prevalentemente argillosi.

Il contenuto di humus nello strato attivo di questi suoli varia principalmente tra il 2 e il 4%, diminuendo gradualmente negli strati inferiori. I suoli contengono carbonati in piccole e medie quantità del 2,5-25% crescenti negli strati superiori. La reazione dell’area del suolo è media e debolmente alcalina e l’indicatore di pH è prevalentemente entro i limiti di 7,3-8,2

I suoli alluvionali-proalluvionali e dealluviali nella zona viticola di Outer Kakheti sono diffusi su aree relativamente minori, principalmente lungo le gole e la fascia inferiore dei pendii montuosi. Lo spessore del profilo di questi terreni supera 1 metro e quello dello strato attivo contenente humus è di 30-50 cm. I terreni sono prevalentemente caratterizzati da tessitura argillosa e argillosa pesante, da struttura scheletrica e sassosa qua e là. La media dei carbonati è alcalina e l’indicatore di pH è 7,5-8,3. Il contenuto di humus in questi suoli varia principalmente entro i limiti di 1,5-2,5%.

La zona di Inner Kakheti comprende i territori di Gurjaani, Telavi, Akhmeta, Kvareli e in parte i territori delle regioni Signagi, Tsitelskaro e Lagodekhi, sparsi sulla sponda destra e sinistra del fiume Alazani e rappresenta il suo secondo terrazzo e le pendici del nord, quelle orientali e nord-occidentali dei monti Tsiv-Gombori. La zona è situata tra le pendici meridionali dei Monti Caucasici e le pendici nord-orientali e nord-occidentali dei monti Tsiv-Gombori, a 350-750 m sul livello del mare.

Sul lato destro dell’Alazani, nell’Inner Kakheti, ci sono suoli marroni, brunastri, alluvionali-proalluviali e dealluviali con le loro varietà sparse.

                                                                       Vitigni

a bacca rossa:

Saperavi; Cabernet sauvignon, Tavkveri; Simonaseuli; Budeshuri; Zhghia e Tavkveri.

Quelli a bacca bianca:

Rkatsiteli; Kisi; Khikhvi; Mtsvani Kakhuri.                                                             

KARTLI

Kartli, in italiano Cartalia,  è la storica regione che ospita la capitale Tbilisi, in zona centrale, tra la mite regione di Kakheti e le regioni, più calde d’estate e più fredde d’inverno, dell’ovest. Il clima della regione compie una transizione durante l’arco dell’anno da leggermente arido in estate a umido in inverno. Il terreno è calcareo o moderatamente calcareo con delle componenti argillose. Questo permette di ricavare in questa regione vini spiccatamente tannici, specialmente se vinificati con il tradizionale metodo Qvevri in anfore interrate.

Kartli è la regione centrale della Georgia, è circondata su tutti i lati da catene montuose, che svolgono un ruolo importante nella formazione del terroir di Kartli.

Il territorio di Kartli stesso è piuttosto montuoso e i vigneti si trovano principalmente nelle valli tra le montagne, principalmente nei bacini dei fiumi Mtkvari, Liakhvi e Ksani. La valle di Mukhrani, Gori e Tsitelkalaki crea il terroir più favorevole per la vinificazione di Kartli.

La regione è divisa in tre zone, sia geograficamente che in termini di vinificazione: Kvemo, Shua e Zemo Kartli. I vigneti sono coltivati ​​principalmente ad un’altitudine di 450-700 metri sul livello del mare. I suoli di Kartli sono abbastanza diversificati, ma possiamo trovare principalmente suoli vulcanici.

                                                                          Clima

La regione vinicola di Kartli ha climi continentali, caldi e umidi. Ma va detto che alcune zone sono molto aride a causa dei venti molto tipici che sono la ragione dell’essiccazione del terreno. Ecco perché è necessario irrigare il vigneto in quella fascia. La somma annuale delle precipitazioni atmosferiche è di 370-700 mm. La durata della luce solare è di 2100-2500 ore.

                                                                        Vitigni

a bacca bianca: Chinuri, Goruli Mtsvane, Rkatsiteli, Budeshuri Tetri, Aligoté, Jvari e Chkapa.

a bacca rossa: Shavkapito, Tavkveri, Budeshuri Tsiteli, Saperavi, Pinot Nero, Danakharuli.

Saperavi

IMERETI (in italiano Imerezia)

La regione vinicola di Imereti è molto varia, tenendo conto delle caratteristiche geografiche, che di per sé si riflettono nei vari vini. Imereti è la parte centrale della Georgia ed è delimitata dalla cresta del Likha, dalla cresta del Caucaso, dai monti Meskheti e dal fiume Tskhenistskali. I vigneti di Imereti sono coltivati ​​principalmente nelle valli fluviali, da 50 a 500 metri sul livello del mare. Il 70% della regione è montuoso. Per queste circostanze geografiche, è ancora più interessante vedere i vigneti di Imereti, dove si possono osservare i classici sistemi di allevamento della vite, oltre ad un metodo di allevamento molto tradizionale per Imereti con pali bassi.

                                                                            Clima

Nella regione vinicola di Imereti, il clima è prevalentemente umido subtropicale, mentre l’influenza del Mar Nero è piuttosto debole in questa zona. Gli inverni a Imereti sono per lo più freddi e le estati sono più secche e calde. Il volume delle precipitazioni varia da 1300-1800 mm.

In termini di vinificazione e viticoltura, Imereti è convenzionalmente suddivisa in tre zone: Alta, Media e Bassa Imereti. Tra queste zone si osservano differenze sia climatiche che pedologiche, anche se in generale si può dire che a Imereti troviamo suoli sassosi e calcarei, con presenza anche di suoli rocciosi calcarei e carbonatici.

La zona è famosa per la produzione di vini bianchi. Inoltre, la maggior parte degli spumanti georgiani viene prodotta in questa regione vinicola. Il terroir di Imereti è ottimo per produrre vini molto acidi, freschi e vivaci. Nella regione vinicola di Imereti, il vino bianco viene prodotto prevalentemente utilizzando la vinificazione in rosso, e inoltre, il Qvevri è attivamente utilizzato, ma si chiama Churi nella regione di Imereti.

                                                                             Vitigni

a bacca bianca: Tsolikouri; Tsitska; Krakhuna; Kvishkhuri; Kapistoni tetri; Dondghlabi; Bazaleturi; Kundza; Tklapa.

a bacca rossa:

Otskhanuri Sapere; Dzelshavi; Argvetula Sapere; Rko shavi; Mgaloblishvili; Adanasuri; Bzvanura; Dondghlabi Shavi; Aladasturi.

Tsolikouri

RACHA-LECHKHUMI

Racha-Lechkhumi è una regione montuosa della Georgia occidentale. Si trova tra Imereti e il Grande Caucaso. Il centro amministrativo e vinicolo di questa regione vinicola è il comune di Ambrolauri. I fiumi Rioni e Tskhenis Tskali sono componenti importanti per formare il terroir della regione vinicola Racha-Lechkhumi.

Il clima umido subtropicale si osserva nella regione vinicola Racha-Lechkhumi. Anche il tasso di umidità è elevato e, di conseguenza, il livello delle precipitazioni annuali. Ci sono inverni freddi ed estati calde e secche in questa regione.

I dati pedologici della regione vinicola Racha-Lechkhumi sono diversi quanto la varietà di vino, anche se possiamo distinguere principalmente terreni contenenti calcare e humus carbonato, anche lì si osservano terreni argillosi, argillosi con selce e argilla sabbiosa. Questa regione vinicola vi conquisterà facilmente in tutte le stagioni, ma non c’è niente di più bello da osservare dei vigneti dipinti con i colori dell’autunno sui pendii delle montagne.

                                                                          Vitigni

a bacca rossa: Aleksandrouli, Mujuretuli, Rachuli Dzelshavi, Usakhelauri, Orbeluri, Shavi Kabistoni, Otskhanuri Sapere.

a bacca bianca: Tsulukidze Tetra, Tsolikouri

Aleksandrouli

La zona Sub tropicale è l’insieme di queste sub-regioni che si affacciano sul Mar Nero, oltre a Meskheti che si trova più a sud ed all’interno, al confine con Turchia e Armenia:

immagine a cura di Shalva Khetsuriani

GURIA e SAMEGRELO

Nelle zone viticole e vinicole più importanti della Mingrelia, il suolo è in gran parte calcareo (parte superiore delle valli dei fiumi Tekhura e Abasha), ricco di marna, prevalentemente alluvionale nelle pianure, misto a sassi bagnati dai fiumi, ricco di sabbia, argillosa o argillosa e sabbiosa mista a sassi, oltre che carboniosa. Il terreno ai piedi delle montagne è prevalentemente carbonioso su un letto di marna e abbastanza ghiaioso, con calcari e marne a vista.

Guria è umida lungo la costa subtropicate e nelle montagne orientali della regione. Anche le pianure di Guria, dove l’altitudine è di 200 metri sul livello del mare, sono umide. L’inverno a Guria è mite, mentre l’estate è calda. Questa regione è anche caratterizzata da forti venti. Il clima a Samegrelo è generalmente umido, essendo subtropicale, i pendii che si avvicinano alla fascia pedemontana dell’Alto Caucaso offrono buone zone di coltivazione per i vini. Qui l’altezza sul livello del mare, la minore piovosità e i venti secchi da est riducono l’umidità. All’interno della Georgia, la regione di Guria-Samegrelo rappresenta presumibilmente la sede più arcaica della produzione di vino. I primi riferimenti che abbiamo da fonti storiche sono su Kolkheti.

                                                                         Vitigni

a bacca bianca: Chkhaveri; Jani; Mtevandidi; Skhilatubani; Zenaturi; Sakmiela

a bacca rossa: Ojaleshi; Chvitiluri; Chechipeshi; Chergvali; Machkvaturi; Cheshi

                                                                         ADJARA

Adjara si trova nel sud-ovest della Georgia, confina a nord con i monti Guria-Adjara, a est con la regione di Samtskhe-Javakheti, a sud con la Turchia e a ovest con il Mar Nero. Adjara comprende i comuni di Kobuleti, Khelvachauri, Keda, Shuakhevi e Khulo. I vigneti della regione si trovano principalmente ai piedi delle montagne e nelle valli dei fiumi Chorokhi e Acharistskhali e degli affluenti dei fiumi Acharistkhali, Chakvistskhali e Kintrishi.

L’Adjara è una delle regioni vinicole e subtropicali più importanti della Georgia. La rinascita della viticoltura e della vinificazione è stata evidente in Adjara negli ultimi anni. Molte persone sono attivamente coinvolte nella vinificazione e fanno del loro meglio per recuperare le varietà di uva più vecchie. Inoltre, i proprietari di vigneti hanno iniziato a coltivare varietà introdotte da altre regioni della Georgia (come da Guria e Imereti).

I vitigni più coltivati nella regione di Adjara sono Tsolikouri e la varietà Gurian Chkhaveri, da cui gli Adjariani producono vini meravigliosi, non minori in termini di qualità e quantità di quelli prodotti nella stessa Guria. Pochissimi vigneti sono piantati con uve Satsuri locali.

Purtoppo i vitigni ibridi sono diffusi in Adjara, come nel resto della Georgia occidentale. I vigneti Dablari (potatura bassa) furono introdotti in Adjara solo negli anni ’30. I metodi maghlari e olikhnari (viti allevate sugli alberi) sono comuni nelle montagne dell’Adjar, dove il villaggio vinicolo più alto può trovarsi a un’altitudine di 1200 metri sul livello del mare. La coltivazione di varietà di uva a maturazione precoce è l’ideale per i villaggi di montagna, che maturano prima rispetto alle varietà di uva a maturazione tardiva, Chkhaveri e Tsolokouri.

                                                                    MESKHETI

Meskheti è  la regione viticola di montagna più alta  in Georgia e una tra le più alte  in tutto il mondo. La vite si trova qui a 900-1700 metri sul livello del mare. La viticoltura meskhetiana significa principalmente giardini e vigneti su terrazzamenti, che hanno diversi nomi: Oroko, Dariji, Bakani, Saqve. A Meskheti ci sono, più rari, vigneti di pianura e in altipiani, sebbene la maggioranza dei vigneti sia in altura, molto diversi dagli altipiani di Guria-Samegrelo, principalmente perché maritata alle piante di albicocco. Meskheti è uno dei più antichi siti di viticoltura in Georgia, alcuni scienziati ritengono che le antiche varietà georgiane Saperavi, Dzvelshavi, Khikhvi e altri potrebbero avere origini a Meskheti.

Vigneti terrazzati a Meskheti (foto dreamstime.com)

                                                                       Suoli

Nella valle del fiume Mtkvari, la maggior parte del suolo è carbonioso, alluvionale e ricco di argilla, e si trova su strati di ghiaia. Leggermente più in alto, ad un’altitudine di circa 1.400-1.500 metri sul livello del mare, il terreno è in gran parte argilloso marrone grigio, bruno-prato o bruno bosco. L’erosione del suolo è un problema particolarmente comune nella regione: in gran parte a causa della deforestazione, questa erosione può essere combattuta al meglio con terrazzamenti e rimboschimenti. Meskheti ha il clima più continentale in Georgia, anche più dei paesaggi steppistici della “Lower Kartli” e “Outer Kakheti”. Ha un clima di montagna subtropicale moderatamente secco (simile a una steppa), caratterizzato da inverni freddi con poca neve ed estati lunghe e calde. 

                                                                         Clima

Il clima della zona di Akhaltsikhe è molto diverso da quello delle regioni limitrofe; con una precipitazione totale annua di soli 400-520 mm e una temperatura media annuale di 8-9ºC, questa è la regione vinicola più secca della Georgia. A causa del clima secco, i vigneti hanno bisogno di essere irrigati. La maggior parte delle precipitazioni nella regione cade in estate e l’inverno a Meskheti è rigido e gelido. Le viti vengono tradizionalmente interrate in inverno e i terrazzamenti proteggono le viti dagli effetti del gelo. La regione di Meskheti si trova nel sud della Georgia. Confina con le regioni di Imereti e Kartli a nord, con la Turchia a sud e con Achara e Guria a ovest, e comprende le città di Akhaltsikhe, Aspindza e Adigeni. I vigneti di Meskheti sono tradizionalmente coltivati ​​nelle valli del fiume Mtkvari e dei suoi affluenti, nonché su pendii e terrazze. Questa regione era tradizionalmente divisa nelle aree di Akhaltsikhe, Aspindza e Adigeni. 

                                                                         Altitudine 

Altre aree sono state caratterizzate in base alla loro altitudine: le zone inferiore (900-1.000 m slm), media (1.000-1.200) e superiore (1.200-1.400).

Qui la vite cresce a un’altitudine di 900-1.700 m slm. In questa regione 900 m è l’altitudine più bassa alla quale sono stati piantati i vigneti, cosa che molte persone potrebbero avere difficoltà a credere. Secondo Shalva Tsikvadze, autrice di una monografia sulla vinificazione in Meskheti, «la vite cresce particolarmente bene a sinistra del fiume Mtkvari e nelle aree di Potskhovi e Kobliani, le cui pendici sono rivolte a sud, sud-est e sud-ovest; questa zona era conosciuta come “zvare” perché gode di più ore di luce solare. Le viti iniziano a germogliare e ad aprire i tralci all’inizio dell’anno e l’uva accumula più zucchero, per questo motivo la qualità del vino che si produce in questa microzona è migliore di quello prodotto da uve coltivate a terrazzamenti lungo la sponda destra del fiume, zona che i locali chiamano “zona d’ombra”. 

                                                                              Storia

Meskheti è una delle regioni vinicole arcaiche della Georgia. Secondo alcuni scienziati, alcune delle più antiche varietà di uva georgiane come Saperavi, Dzelshavi, Khikhvi e altre potrebbero provenire da qui. In seguito all’invasione turca del Samtskhe saatabago (ducato) nel 1578, la produzione del vino fu progressivamente distrutta nella regione. Un censimento del 1595, tuttavia, rivela che nell’attuale area di Aspindza furono raccolte circa 10-12.000 tonnellate di uva. In confronto, oggi nell’intera regione di Kakheti vengono raccolte 100-150.000 tonnellate di uva ogni anno. La rinascita della vinificazione in questa regione iniziò negli anni ’40 e ’50. Il potenziale della regione per la viticoltura e le varietà locali di uva è stato studiato dai rinomati scienziati georgiani Maxime Ramishvili e Davit Tabidze negli anni ’30 e ’40, ma il loro lavoro è stato vanificato dal governo sovietico. Vennero coltivate nuove varietà di uva come Goruli mtsvane, Chinuri, Rkatsiteli, Pinot, Aligoté e Khikhvi e la regione stessa era destinata solo alla produzione di vino per spumanti. Fino al periodo sovietico i vigneti di Meskheti erano per lo più piantati su terrazze. 

                                                                     Vitigni

Akhaltsikhis Tetri; Meskhuri Mtsvane; Meskhuri Kharistvala; Saparuli; Kharistvala; Bejana; Tavdakiduli; Roketola; Tskhenisdzudzu; Tamaris Vazi; Klertmagara; Shavi Aspindzura; Samariobo.

                                                                      ABKHAZIA

La storia d’amore dell’Abkhazia con il vino risale a decine di secoli fa. Tra le scoperte archeologiche che confermano questa antica cultura del vino ci sono brocche contenenti vinaccioli che risalgono al 3000-2000 a.C. e una statuetta in bronzo rinvenuta negli anni ’50 nell’insediamento di Bombora nella regione di Gudauta (un uomo con in mano un enorme corno da vino; gli scienziati datano la statua a circa il II millennio a.C.). Un disegno di questa statua si trova sull’etichetta del famoso marchio di vino Apsny.

Secondo gli archeologi, vasi di argilla sepolti sottoterra per la conservazione e l’invecchiamento del vino sono stati utilizzati nel Caucaso occidentale fino a 8.000 anni fa. Si credeva che questo metodo di conservazione del vino gli infondesse un sapore delicato.  La tradizione di seppellire il vino è viva ancora oggi: vasi di ceramica si trovano in quasi tutte le famiglie abkhaze. I poteri curativi del vino sono ben noti agli abkhazi e gli abitanti della regione usano offrire un bicchiere di vino a chiunqua vada a trovarli a casa.

Gli abkhazi, in modo ironico, dividono il loro vino in vino “da uomo” e vino “da donna”. Questo ovviamente è un vecchio pregiudizio. Secondo questo modo di pensare il primo è maturo, acuto ed elegantemente capriccioso; il secondo è dolce, leggero, con un gradevole profumo di frutti di bosco e viene sigillato ermeticamente in barriques subito dopo la fermentazione.

                                                                       Biodiversità

A causa di particolari condizioni ambientali, ci sono decine di varietà di uva coltivate in Abkhazia. Alcune di loro possono essere trovate solo in Abkhazia, anche se paradossalmente oggi prevale la coltivazione di vitigni internazionali. Il terreno accidentato, la diversità dei suoli e il sole caldo, insieme al microclima unico, fanno maturare le uve fino alla fine di novembre, raggiungendo la massima dolcezza. I vigneti sono piantati sui pendii di ripide montagne, nelle valli e nelle pianure all’estremità del Mar Nero. A causa della grande diversità di microclimi e qualità del suolo, anche una varietà di uve coltivate in aree diverse può produrre vini dal gusto e dall’aroma distinti.

                                                Metodi di coltivazione e vinificazione

Le uve da vino vengono raccolte tra ottobre e dicembre, a seconda della varietà. In Abkhazia i viticoltori di solito lasciano crescere la vite sugli alberi (gelso o noce), perché si avvolge attorno al tronco e ai rami dell’albero e raggiunge il sole per assorbire il suo calore e riempirsi di succo, zucchero e aroma.

L’attività di vinificazione in Abkhazia è condotta da uomini. Le uve vengono pigiate per estrarre il mosto, che viene deposto in un tino di legno con una piccola apertura sul fondo. L’apertura è chiusa per tre o quattro giorni, il tempo della fermentazione del mosto. Dopodiché i viticoltori lasciano fuoriuscire il vino fermentato attraverso l’apertura in un contenitore diverso. Da lì lo versano, senza alcun additivo aromatico, in grandi botti di rovere o vasi di ceramica per ulteriore conservazione e invecchiamento.

Nel corso della storia, gli abkhazi hanno considerato il vino un dono divino per le persone: porta gioia, cura il corpo, rinvigorisce lo spirito e, se è un buon vino è un “balsamo” per l’anima. Il vino è una bevanda tradizionale dell’Abkhazia. Per i pasti ordinari o per i banchetti, gli abkhazi preferiscono un vino nero naturale ottenuto da uve Isabella, o meno frequentemente da altre varietà locali di uva. Il vino svolge un ruolo importante nelle celebrazioni religiose e secolari.

                                                                       Vitigni

Purtroppo oggi il vitigno più coltivato nella regione è l’Isabella, un ibrido ben noto, gli altri principali sono: Likhni, Riesling, Cabernet Sauvignon, Merlot e Saperavi.

Per questa prima parte può anche bastare, presto pubblicherò la seconda parte con maggiori approfondimenti sulle dop e in generale sui vini georgiani.

Dopo questa lettura un bel calice di Rkatsiteli o di Saperavi e degustiamo l’essenza della Georgia.

Io li bevo entrambi alla vostra salute!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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