Quando si parla di Borgogna c’è sempre molto pathos, è la terra della passione, del piccolo, dell’agricoltore, dei vini rari, preziosi e spesso costosissimi.
Il nome Côte-d’Or non niente a che fare con l’oro, niente pepite, vini che a volte costano più dell’oro, ma si tratta della forma contratta di Côte-d’Orient, costa orientale.
La qualità dei vini della Côte-d’Or è figlia della storia, della tradizione, del rispetto del territorio, di norme rigidissime, di vincoli produttivi severissimi, ma soprattutto della competenza di alcuni produttori, forse molti, non certo tutti. A me come probabilmente anche a molti di voi è capitato di bere un premier cru e a volte anche un grand cru, deludente.
Quindi le norme rigidissime e i vincoli produttivi sono una condizione necessaria, ma non sufficiente per ottenere un grande vino.
Certo che quando sono grandi sono grandi davvero, spesso sono terreni pieni di pietre che ci regalano vini turgidi, tesi, minerali, anche oltre le nostre aspettative.
Parlando di Borgogna è importante anche capire il significato dei termini. Del significato del termine “cru” in Borgogna abbiamo già parlato, ma se tutti abbiamo sentito e letto il termine “climat”, forse non tutti sappiamo il reale significato del termine.
Climat è il termine utilizzato per individuare un appezzamento di vigneto che per la sua esposizione, la sua pendenza, la sua posizione , la sua altitudine e per i terreni con cui confina, dispone di una individualità propria, che ha permesso a quelle viti di acclimatarvisi in modo particolare e di produrre vini costanti per qualità e con caratteri peculiari, che li differenziano da tutti gli altri. L’etimologia, anche se molti non la pensano così, potrebbe essere dal termine latino “clivo”
che significa pendenza. In pratica un vigneto omogeneo, a prescindere dalle dimensioni, comunque molto ridotte. La Côte-d’Or è in realtà un mosaico di 1247 diversi climats.
L’altro termine è Lieu dit, l’origine del termine lieu-dit è molto antica , probabilmente risale al Medioevo, ed é più generica , in quanto non si riferisce esclusivamente ai terreni vinicoli, ma viene utilizzata per individuare un qualunque appezzamento di terreno al quale da molto tempo, era stato dato quel nome. Agli inizi dell’800 venne creato il catasto delle proprietà rurali e questa è una data certa che attesta con sicurezza l’utilizzo di questi nomi. I lieux-dits vinicoli a volte fanno riferimento ad aneddoti come Clos des Chevaliers o a un immobile che era precedentemente in quel luogo come Le Grange (il fienile), alla composizione dei suoli, alla configurazione dei terreni o alle piante che crescevano in quel luogo, come d’altronde succede anche in Italia, sebbene spesso con meno enfasi.
Il termine clos invece si riferisce ad un terreno recintato con muretti di pietre a secco, solitamente messi a dimora secondo alcuni per proteggere le colture dagli attacchi di animali selvatici come i cinghiali, ma più probabilmente per proteggere i vigneti dai venti freddi.
Dal punto di vista geologico la Borgogna risale al Giurassico, cioè al periodo centrale dell’era Mesozoica, approssimativamente tra i 199 e i 145 milioni di anni fa.
All’epoca la Borgogna stava in fondo all’oceano, poi con il progressivo emergere delle terre si sono stratificati i diversi supporti di roccia su cui poggiano gli odierni terreni della Côte-d’Or, frutto di compressioni e sedimentazioni durati milioni di anni.
Le rocce più significative, tra le stratificazioni della Côte-d’Or, sono quelle relative al piano Bajociano (tra 167,7 e 171,6milioni di anni fa), consistono nella fossilizzazione dei gigli di mare che si chiamano “calcaire à entroques”, in italiano “encriniti”. Molte Encriniti sono state trovate a Gevrey e a Morey, in particolare nel Grand Cru Chambertin.
Un altro fossile riconducibile al Bajociano è l’ostrea acuminata, che è costituita da argilla e ostriche, che è stata rinvenuta sia a Vosne Romanée che a Marsannay.
Significative anche le rocce stratificatesi tra 164,7 e 167,7 milioni di anni fa, nel Bathoniano, rocce marmoree particolarmente dure come quella di Premeaux, Comblanchien e Chassagne. Sempre del Bathoniano sono le ooliti bianche, classiche pietre tondeggianti di calcare, presenti anche in Italia con nomi diversi, in dialetto abruzzese per esempio si chiamano “pallanti”.
Ancora stratificazioni del Calloviano ( tra 161,2 e 164,7 milioni di anni fa) prevalentemente rocce di fossili di bivalvi.
Ad arricchire ulteriormente i suoli nell’Oxfordiano, (tra 155.7 e 161.2 milioni di anni fa) si sono generati calcari ricchi di ferro.
Inoltre la Côte-d’Or è attraversata da gole percorse da torrenti che nel tempo hanno sedimentato materiali eterogenei.
La Côte-d’Or si compone di due sottozone: Côte de Nuits, più a nord, dove hanno dimora quasi tutti i più grandi rossi di Borgogna e la Côte de Beaune, patria dei più grandi bianchi di Borgogna e forse del mondo.
L’esposizione dei vigneti della Côte de Nuits è prevalentemente a Est, mentre quelli della Côte de Beaune sono esposti a sud-est.
Una scelta che denota anche le sempre eccellenti conoscenze del marketing da parte dei sindaci dei piccoli comuni della Borgogna, è quella di essere riusciti ad aggiungere al nome dei diversi comuni, quello dei Grand Cru più prestigiosi ubicati nei rispettivi comuni.
Così Gevrey è diventata Gevrey Chambertin, Chambolle è diventata Chambolle Musigny, Vosne è diventata Vosne Romanée, Aloxe è diventata Aloxe Corton, Puligny e Chassagne che condividono il prestigiosissimo Grand Cru Montrachet sono diventate Puligny Montrachet e Chassagne Montrachet.
Questo ha fatto guadagnare valore e immagine anche ai semplici aoc comunali prodotti nei comuni in oggetto: un capolavoro di marketing.
Inoltre ha regalato visibilità a comuni che forse senza la spinta del secondo nome sarebbero più difficili da ricordare.
In Borgogna scopriamo che c’è una posizione ottimale per i vigneti che danno i migliori vini e non è mai un estremo, come penserebbero i superficiali, di solito percorrendo la “Route n 74” da Nord verso Sud troviamo alla nostra destra gli abitati dei paesi, subito a destra dei paesi i terreni aoc comunale tra i quali talvolta alcuni Premier Cru, poi salendo leggermente i Grand cru (quando esistono), più in alto i Premier cru, che solitamente hanno una pendenza maggiore, tra i quali, a volte è possibile trovare di nuovo dei comunali e ancora più in alto, non sempre, le aoc Haute Côte. Sulla sinistra troviamo vigneti di minor valore, aoc Borgogna generici.
Grazie Sergio, bellissimo articolo… Interessante, istruttivo, piacevole da leggere e da ricordare. Penserai di illuminarci anche parlando dell’influenza dei Cisterciens, les moines de l’Abbaye de Citeaux?
Sì avevo scritto su questo argomento nell’articolo https://www.coppiere.it/2013/12/introduzione-alla-borgogna/ anche se forse andrebbe approfondito, ci penso e prima o poi approfondisco, anche grazie ai vostri commenti!
Scusaci Sergio, avevamo letto gli articoli non seguendo l’ordine cronologico.
Va bene anche leggerli in ordine sparso, ma effettivamente quelli sullo stesso argomento meglio in ordine cronologico. Grazie per i commenti sempre utili a migliorare.
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Grazie Ma credo di aver capito che il climat in borgogna si identica con il cru visto che in entrambi i casi si tratta di un vigneto che per sue peculiarità è diverso dagli altri vicini. Mentre il climat ė il nome spesso “atavico di un pezzo di climat. Per piacere correggimi se sbaglioCorreggimi s
Il Climat è una porzione di terra vitata con caratteristiche omogenee, a volte può contenere al suo interno più di un lieu-dit . Raramente un climat rappresenta una frazione di un lieu-dit, nella maggior parte dei casi il climat è più esteso del lieu-dit. Riguardo al rapporto con il Grand Cru o Premier Cru, spesso il Climat ne rappresenta una frazione. Alcuni Climat sono davvero piccoli, La Toppe au Vert misura appena 10,8 are ed è una piccola porzione del Grand cru Corton. Il Climat più esteso è Les Beaumont, che misura ben 40,9 ettari.