Comprai la mia prima bottiglia di Clos de la Coulée de Serrant alla fine degli anni 80 e dopo averla degustata ne restai molto colpito, da uno Chenin Blanc, vitigno utilizzato prevalentemente per la produzione di vini dolci, non mi aspettavo una qualità così sfacciata! Mai avere pregiudizi e soprattutto mai credere che il vitigno possa essere il primo attore della qualità di un vino.

Il vitigno

Lo Chenin Blanc è un vitigno a bacca bianca originario proprio di questa zona,la Valle della Loira, può essere considerato un vitigno autoctono francese, in quanto era già in uso nel X secolo.

Conosciuto come “plant d’Anjou” ha poi adottato il nome di Chenin Blanc perché studiato e coltivato nel monastero di Mont-Chenin.

Lo Chenin blanc è una varietà a fioritura precoce, dunque sensibile alle gelate primaverili, anche se la sua maturazione è lenta e tardiva, permettendo anche di raccogliere l’uva più matura senza problemi.

Ha anche una buccia sottile che, sebbene in generale rappresenti un problema, gli consente di essere attaccato dalla muffa nobile, la Botrytis Cinerea.

Il suo grande pregio però resta quello di conservare sempre una grande acidità, uno dei cardini della longevità dei vini prodotti con queste uve.

Altri assaggi

Poi ne comprai ancora, ricordo anche che ne regalai una bottiglia di 1986 al mio caro amico Gianni Masciarelli e anche lui ne restò molto favorevolmente impressionato.

In seguito andai ad ascoltare una conferenza sulla biodinamica di Nisolas Joly al Salone del Gusto del 1998, se non ricordo male, quando tra le altre cose (perdonatemi la divagazione) presentai “a staffetta” con un mio altro grande amico, Libero Masi, la Grande Panarda abruzzese. Presentammo più o meno 50 portate ciascuno, ovviamente abbinate tutte a vini diversi!

Fu una bella maratona enogastronomica.

Altre conferenze

Pur essendo un attento osservatore ed ammiratore dell’agricoltura biologica, ho sempre guardato con un certo sospetto, ma anche con tutta la curiosità possibile, la biodinamica ed andai ben volentieri ad ascoltare per la seconda volta una conferenza di Nicolas Joly sulla biodinamica a Bologna nel 2004.

Virginie Joly

In quell’occasione acquistai anche l’edizione italiana del suo libro “Il vino tra cielo e terra”, a cura di Sandro Sangiorgi, un’altra mente pensante nel mondo del vino.

Tuttora le mie perplessità sui criteri della biodinamica restano immutate, ma la certezza della qualità superba del Clos de la Coulée de Serrant resta altrettanto immutata.

Non voglio stare qui a discutere dei metodi di produzione, che rispetto a maggior ragione quando hanno quale obiettivo primario il rispetto dell’ambiente e il raggiungimento di una qualità altissima.

Veniamo al racconto del vino e della situazione che genera il vino Clos de la Coulée de Serrant.

Il luogo

Savennières è un paese di circa 1400 abitanti, a 20 metri sul livello del mare, nella regione Pays de la Loire, a 15 km  da Angers.

Savennières un tempo  si chiamava Saponaria, per via della saponaria, pianta erbacea con fiori rosa che si trova in luoghi umidi sopra la Loira .

La  saponaria contiene saponina che a contatto con l’acqua produce schiuma come sapone. Nel suo libro sui lavatoi dell’Anjou Bernard Augereau scrive che “veniva spesso usato per pulire i tessuti di lana, a volte, anche per ridurre i fili o per imbiancare il pizzo e non di rado questa pianta veniva utilizzata anche per curare le malattie della pelle.

Clos de la Coulée de Serrant è il nome di un vigneto impiantato dai monaci cistercensi attorno all’anno 1130, e da allora è ininterrottamente coltivato a vite da quasi 900 anni dunque questa appena conclusa dovrebbe essere la ottocentonovantesima vendemmia consecutiva.

All’interno della tenuta c’è ancora quello che fu un vecchio monastero, oggi monumento storico nazionale.

Nicolas Joly al lavoro

La storia

Nei pressi del monastero sono visibili le rovine del castello di “La Roche aux-Moines”, nelle cui vicinanze, nel luglio 1214, si svolse una celebre battaglia tra Filippo II detto Augusto, settimo re di Francia della dinastia dei capetingi e Giovanni Senza Terra, figlio di Giovanni Cuor di Leone, in cui i francesi ebbero la meglio.

Quanto al vino del Clos de la Coulée de Serrant, già nel XV secolo, Luigi XI detto il Prudente, lo considerava uno dei più grandi vini di Francia definendolo “goccia d’oro”.

In seguito fu celebrato anche da Luigi XIV e da Alexandre Dumas.

Più recentemente Curnonsky, uno dei più apprezzati critici enogastronomici, lo ha classificato nel novero dei cinque migliori bianchi di Francia!

Attualmente la aoc  Clos de la Coulée de Serrant è un “monopole” della famiglia Joly, che lo ha acquisito nel 1960. Lo condusse prima Madame Joly, madre del noto Nicolas, poi a lungo Nicolas e recentemente la figlia di Nicolas, Virginie.

L’Aoc Savennières e la sottozona Clos de la Coulée de Serrant

L’Aoc Savennières insiste su 3 comuni: Savennierès,  Bouchemaine e La Possonière.

La superficie iscritta all’aoc è di 120 ha e qui la vite fu introdotta dai romani, dunque vi si coltiva da quasi 2000 anni.

L’Aoc Savennières, con decreto dell’8 décembre 1952, è uno dei tre grands crus de l’Anjou.

Clos de la Coulée de Serrant, posto sulla ripida collina che guarda la Loira, è una piccolissima sottozona di soli 7 ettari dai quali si producono circa 25.000 bottiglie l’anno.

La sottozona Clos de la Coulée de Serrant è un monopolio.

L’età delle diverse viti varia tra i 35 e gli 80 anni, dunque è di fatto anche un “vieille vigne”.

La coltivazione

Il vigneto è coltivato in parte a mano e in parte a cavallo a causa dei ripidi pendii che si affacciano sulla Loira.

La densità di impianto è tra i 4800 a 6700 ceppi per ettaro.

Dal 1984, l’intera proprietà è stata coltivata con metodi agricoli biodinamici.

Oltre al Clos de la Coulée de Serrant, l’azienda dei Joly produce in agricoltura biodinamica anche altri due vini: il “Clos de la Bergerie” e “Les Vieux Clos” dagli omonimi vigneti.

Il vigneto

Geologicamente il vigneto è costituito da scisti dell’ordoviciano, ftanite e riolite, quarzi azzurri e bianchi.

Il vigneto ha una forte pendenza verso la Loira, che svolge un’importante funzione termoregolatrice ed è determinante ai fini microclimatici.

L’ orientamento della vigna è verso Sud – Sud Est.

La vendemmia

La vendemmia si prolunga per 3 e 4 settimane, periodo durante il quale si passa più volte, anche 5 volte o più, a raccogliere soltanto i grappoli maturi e pronti. I grappoli devono essere ben maturi e possibilmente attaccati dalla botrytis. La produzione media si attesta intorno alle 20 / 25000 bottiglie. La vinificazione avviene con uso di lieviti autoctoni e la fermentazione può durare anche 4 mesi.

Un grappolo di Chenin blanc

In cantina

In cantina il vino matura in barili di circa 500 litri di cui solo il 5% nuovi e resta sulle fecce fini per circa 8 mesi.

Prima dell’imbottigliamento vi è una leggera aggiunta di solfiti.

Chi conosce bene questo vino sa bene che va stappato qualche ora prima di essere consumato.

Il mio ultimo assaggio

Recentemente ho stappato una bottiglia di Clos de la Coulée de Serrant 1990 e ahimè purtroppo ora me ne restano solo 2.

Alla vista si presenta in veste oro intenso e vivido, brillante.

Al naso esordisce con sentori agrumati, sia freschi che canditi, zafferano, miele di zagara, e note balsamiche di erbe officinali e un finale che ricorda la polvere pirica.

In bocca è fresco, ma suadente, a tratti nervoso e sapido.

Il finale è lunghissimo e convincente.

A bicchiere vuoto ancora si esprime, mutante, tra il fresco e il floreale, con nuances agrumate assai piacevoli.

Dunque anche la Loira è capace di esprimere complessità di livello di tutto rispetto. Complimenti a Nicolas Joly e che dire?

Salute!

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