Quasi sempre quando parliamo di vite sottintendiamo Vitis vinifera, ma credo che sia opportuno fare il punto e inquadrare bene la realtà attraverso la conoscenza, almeno elementare, delle principali tra oltre 70 specie diverse di Vitis.

Vitis Vinifera

Se oggi abbiamo ancora un patrimonio viticolo così complesso è anche grazie all’esistenza di altre specie che hanno consentito, attraverso i portinnesti creati per ibridazione di diverse specie, di preservare questo enorme patrimonio. Un patrimonio legato alla qualità e alla complessità della Vitis Vinifera, altrimenti distrutto quasi completamente dagli attacchi della fillossera, dell’oidio e della peronospora.

Le viti coltivate appartengono al genere Vitis, uno dei 16 generi della famiglia Vitaceae, ordine Rhamnales.

Genere Vitis

Il genere Vitis è presente prevalentemente nelle zone a clima temperato e subtropicale dell’emisfero settentrionale. Tutti i membri di questo genere sono viti o arbusti perenni con germogli a viticci. La specie eurasiatica Vitis vinifera ha dato origine alla stragrande maggioranza dei vitigni oggi coltivati.

Le piante che appartengono a questo genere hanno foglie pelose con cinque venature principali, viticci biforcuti, corteccia che si spezza a maturità, nodi con diaframmi e legno secondario morbido.

Tutti possono formare radici avventizie, un tratto che consente la propagazione per talea, ma solo V. vinifera, V. riparia e V. rupestris radicano facilmente da talee dormienti.

I membri di questo genere sono molto diversi sia nell’habitat che nella forma. Tuttavia, tutte le specie del genere possono incrociarsi prontamente per formare incroci interspecifici fertili chiamati ibridi, il che implica che avevano un antenato comune relativamente recente.

Inoltre, tutte le specie Vitis possono essere innestate l’una sull’altra. Il genere è spesso diviso in due gruppi principali: i gruppi americano ed euroasiatico.

Le specie dominanti dei due gruppi differiscono notevolmente nelle loro utili caratteristiche agronomiche, il che le rende interessanti partner riproduttivi.

Secondo la classificazione più seguita, il genere Vitis si distingue a sua volta in due sottogeneri : il sottogenere Muscadinia e il sottogenere Euvitis. Geneticamente non sono sempre affini.

Esistono differenze evidenti anche anatomiche e morfologiche: le Euvitis hanno vinaccioli piriformi, mentre le Muscadinia sferici, anche i viticci sono differenti nelle Vitis sono bifidi, mentre nelle Muscadinia sono semplici.

Muscadinia

Altre differenze morfologiche: presenza (Euvitis) versus assenza (Muscadinia) di un diaframma che interrompe il midollo al nodo; foglie palmate, quasi intere senza lobi (Muscadinia) versus foglie generalmente palmate con cinque nervature principali (Euvitis); grappoli di frutta con poche bacche che maturano e cadono a maturità (Muscadinia) contro grappoli di frutta con numerose bacche che aderiscono al fusto fino alla maturazione (Euvitis ).

Inoltre esistono differenze di tipo genetico, infatti la Muscadinia ha un corredo cromosomico 2n=40; mentre la Euvitis ha un corredo cromosomico 2n=38), per questa ragione sono scarsamente interfertili

Possiamo distinguere le specie del sottogenere Euvitis in base all’area geografica di diffusione:

Americana: specie usate prevalentemente come portinnesti della vite europea, in quanto resistenti al freddo, alla fillosera, all’asfissia e alle malattie;

Asiatica: specie sensibili alla fillossera e alle malattie; sono poco produttive;

Europea o meglio Euroasiatica : la specie più importante e per le sue caratteristiche, diffusa ormai in tutte le zone viticole del mondo, è Vitis vinifera L., a sua volta suddivisa nelle due sottospecie,
Vitis vinifera sativa D.C. e Vitis vinifera sylvestris D.C..

La prima sottospecie comprende tutti i vitigni coltivati, a fiori tipicamente ermafroditi e caratteri morfologici variabili a seconda della cultivar; alla seconda appartengono specie selvatiche, dioiche, con grappoli e acini piccoli e poco zuccherini.

Le viti americane

Tra le Vitis Americane oltre a circa 30 Euvitis troviamo anche 3 Muscadinia.

In America settentrionale Atlantica troviamo 10 specie di vitis:

La Vitis Labrusca, la Vitis Rotundifolia, la Vitis Aestivalis, la Vitis Lincecumii, la Vitis Bicolor, la Vitis Riparia, la Vitis Cordifolia, la Vitis Argentifolia, la Vitis Nova-Angliae e la Vitis Baileyana.

In America settentrionale centrale troviamo 16 specie di vitis:

La Vitis Berlandieri, la Vitis Rupestris, la Vitis Candicas, la Vitis Cinerea, la Vitis Monticola, la Vitis Rubra, la Vitis Champini, la Vitis Solonis, e la Vitis Doaniana che sono esclusivamente originarie di questa zona e la Vitis Cordifolia, la Vitis Argentifolia, la Vitis Riparia, la Vitis Rotundifolia, la Vitis Aestivalis, la Vitis Lincecumii  e la Vitis Baileyana presenti anche sul versante atlantico.

In America settentrionale Pacifica troviamo 3 specie di vitis:

La Vitis Californica, la Vitis Arizonica e la Vitis Girdiana.

In Florida che pur essendo Atlantica ha un suo patrimonio di vitis che sono 11 di cui solo 2 in comune con la regione Atlantica settentrionale:

la Vitis Rotundifolia e la Vitis Cordifolia presenti anche nella costa Atlantica settentrionale e la Vitis Coriacea, la Vitis Gigas, la Vitis Simpsonii, la Vitis Smalliana, la Vitis Rufotumentosa, la Vitis Munsoniana, la Vitis Ilex, la Vitis Sola e la Vitis Helleri.

In America settentrionale che si affacccia nel golfo del Messico troviamo 13 diverse specie di vitis:

la Vitis Arizonica, la Vitis Berlandieri, la Vitis Solonis, la Vitis Lincecumii, la Vitis Doaniana, la Vitis Candicans, la Vitis Rubra, la Vitis Cinerea, la Vitis Baileyana, la Vitis Treleasi, la Vitis Rotundifolia, la Vitis Popenoei e la Vitis Munsoniana.

Vitis Labrusca

In America Caraibica troviamo 2 specie:

la Vitis Caribaea o Vitis Tiliaefolia e la Vitis Bourgeoana.

 

Tra le più importanti certamente la Vitis Labrusca, diffusa come già detto nella costa atlantica settentrionale, è molto interessante in quanto resistente alla botrytis, alla peronospora e all’oidio, però è poco resistente alla fillossera e alla clorosi ferrica, per questa vulnerabilità non è stata utilizzata per la realizzazione di portinnesti.

Il vitigno più noto e più diffuso al mondo appartenente alla Vitis Labrusca è la Isabella, esportata su larga scala in tutto il mondo ed anche in Europa, nel 1800.

In USA occupa circa 40 mila ettari, ma è molto diffusa anche in Brasile https://www.coppiere.it/2015/01/vino-in-brasile-introduzione/ e in parecchi paesi del mondo.

Riconoscibile per il sapore “foxy” o volpino e in parte di fragola, quest’ultimo aroma è da attribuire al furaneolo, contenuto soprattutto nella buccia.

In Europa in un primo momento si affermò in Francia con il nome di Raisin de Cassis, qualche anno più tardi, nel 1825 anche in Italia in Veneto e in Friuli si affermò con il nome di fragolino, ma ben presto in Italia se ne proibì la vinificazione (gli ibridi) perché a causa della presenza di antranilato di metile in vinificazione produce metanolo, sebbene in quantità relativamente limitate.

In Usa inoltre è abbastanza presente la varietà Niagara, Moore Early, Wordon e Brighton.

Altri vitigni riconducibili alla Vitis Labrusca affermate in USA sono: la York-Madeira, la Catawba e la Cynthiana sono ibribi con la Vitis Aestivalis, la Clinton con Vitis Riparia (anche questa entrò in Veneto ma anche questa fu vietata in Italia) e la Kyoho con Vitis Vinifera assai affermata in Cina, Giappone, Taiwan e Corea e occupa ben 365 mila ettari.

La Vitis Riparia è particolarmente importante per la viticoltura in quanto molti portinnesti derivano da questa specie.

Produce grappoli piccoli, a bacche nere, è dioica e scarsamente produttiva.

Deve il suo nome al fatto che cresce in natura sulle rive dei fiumi, resiste molto bene al freddo, all’umiditò del suolo, alla fillossera, alla peronospera e all’oidio, ma soffre la siccità.

Allo stato di specie pura è stata molto utilizzata in Francia, in suoli molto umidi, ma in Italia è stata poco utilizzata. A Montpellier sono state selezionate alcune varietà abbastanza interessanti: la Riparia Gloire de Montpellier, la Riparia Grande Glabre, la Riparia Violet, la Riparia Martin ed altre.

Anche la Vitis Rupestris è importante come portinnesto, è riconoscibile per i pampini cuoriformi, privi di lobi, acini e grappoli piccoli e neri e fiori maschili.

La sua resistenza alla peronospera, all’oidio e al freddo, oltre al suo naturale vigore ne hanno fatto una specie fondamentale per la ricostruzione del vigneto europeo.

La varietà più nota è certamente la Rupestris du Lot che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha rappresentato il portinnesto che ha ricostruito milioni di ettari di vigneto europeo. In realtà oggi non è più utilizzata a causa della sua vulnerabilità alle virosi.

Altre varietà di Vitis Rupestris sono: la Rupestris Ganzin, la Rupestris Martin, la Rupestris Metallica, la Rupestris de Serres, la Rupestris Dissecta e la Rupestris St. George.

Vitis Riparia

La Vitis Berlandieri è un’altra specie importante come portinnesto grazie alla sua resistenza al freddo, alla fillossera e al calcare. Produce grappoli neri grossi e compatti. Poco adatta allo stato di specie pura come portinnesto a causa della sua scarsa capacità di radicare per talea. Vedremo più avanti invece la sua utilità quando ibridata.

Le varietà più rappresentative sono la Berlandieri Rességuier n°1 e n°2 e la Berlandieri Las Sorres.

La Vitis Aestivalis è una specie poco produttiva, con acini piccoli e neri, resiste abbastanza bene alla fillossera e bene alla peronospora e all’oidio.

Già citate le 3 varietà frutto dell’incrocio con la Vitis Labrusca, le ribadisco qui: la York-Madeira, la Catawba e la Cynthiana, in realtà ultimamente quasi del tutto abbandonate per la modesta qualità del vino che ne deriva. In Italia non sono mai arrivate e d’altronde se anche fossero arrivate sarebbero state proibite per la vinificazione come l’uva Fragola e il Clinton.

La Vitis Lincecumii ha una buona resistenza alla fillossera e ottima all’oidio e alla peronospora, produce grappoli grossi e neri. Predilige suoli sabbiosi, ma sia allo stato di specie pura che ibridata con la Rupestris ha data risultati mediocri.

La Vitis Cordifolia è resistente alla fillossera, all’oidio e alla peronospora e anche alla siccità, ma ha problemi a radicare per talea e di conseguenza dopo alcune sperimentazioni non ha avuto successo come portinnesto.

La Vitis Candicans si caratterizza per una peluria bianca sulla pagina inferiore dei pampini, da cui il nome.

Buona la sua resistenza alla peronospora e all’oidio e discreta alla fillossera. Per ibridazione naturale con altre specie americane, ha dato vita alla Vitis Champini e alla Vitis Daoniana.

La Vitis Champini, che inizialmente era stata classificata come specie distinta, in un secondo momento si è scoperto che si tratta di un ibrido naturale tra Candidas e Rupestris. Due portinnesti sono stati individuati e utlizzati in Texas: la Dog Ridge e la Salt Creek.

La Vitis Solonis o Vitis Longii o Vitis Acerifolia, qui ci sono diverse interpretazioni. Per alcuni studiosi si tratta di sinonimi, per altri la Vitis Solonis è il frutto dell’ibridazione naturale tra Riparia a Longii. Secondo altri è l’ibridazione naturale tra Riparia e Candicas o Rupestris o secondo altri autori Arizonica.

Da questa specie sono stati selezionati 2 portinnesti: la Harmony e la Freedom utilizzati prevalentemente in America.

La Vitis Cinerea ha un’ottima resistenza alla fillossera, alla peronospora e all’oidio. Esistono ben 42varietà di questa vitis, le più note sono la Barrett, la Arnold, la Illinois e la Neustadt.

La Vitis Monticola molto buona la sua resistenza a Fillossera, Oidio e Peronospora. I suoi ibridi produttori diretti sono: Pukwana e Colorados, ma non hanno avuto successo.

La Vitis Rubra Michaux o Vitis Palmata per le bacche rosse, da cui il nome, è molto resistente all’oidio e alla peronospera, molto meno alla fillossera, di scarso interesse.

La Vitis Californica, la tipica specie della costa pacifica, dà grappoli spargoli e bacche piccole e nere. Non particolarmente resistente alle malattie è poco interessante per la viticoltura di qualità.

La Vitis Arizonica, tipica di Arizona, Messico, Utah e Texas ha caratteristiche analoghe alla Californica ed è altrettanto modesta quanto a interesse sia da frutto che da portinnesto.

La Vitis Coriacea, è autoctona della Florida, produce grappoli grandi con acini grandi e neri, da sapore sgradevole. In passato è stata ibridata per utilizzarla in paesi dal clima caldo, ma con risultati mediocri.

Vitis Rupestris

Altre specie poco interessanti sono la Vitis Bicolor, autoctona della zona intorno al lago Michigan.

Sempre della zona atlantica la Vitis Argentifolia, la Vitis Nova-angliae e la Vitis Baileyana tutte di scarso interesse per la produzione di uva o come portinnesti.

Tra le specie del Pacifico da segnalare anche la Vitis Girdiana, frutto dell’ibridazione naturale tra la Californica e la Vinifera.

Sempre di scarso interesse: La Vitis Gigas, la Vitis Simpsonii, la Vitis Smalliana, la Vitis Rufotomentosa, la Vitis Helleri, la Vitis Ilex, e la Vitis Sola, tutte originarie della Florida.

Passando alle Vitis Muscadinia troviamo innanzitutto la Vitis Rotundifolia, specie dal portamento particolarmente robusto, con tronchi che a volte superano il metro di circonferenza. Le foglie, come indica il nome, sono tondeggianti. A causa del diverso numero di cromosomi non è affine alla Vitis Vinifera per innesto. La specie è particolarmente resistente sia alla fillossera che all’oidio e alla peronospora. Notevole l’attitudine a fruttificare e l’uva si utilizza soprattutto come varietà da mensa, peraltro dal profumo che ricorda il Moscato, oppure per produrre succhi.

Negli anni sono stati realizzati alcuni ibridi: la Flowers nel 1819, la James nel 1866 e più di recente la Eden e infine la più diffusa Rotundifolia Scuppernong.

La seconda è la Muscadinia Munsoniana, particolarmente adatta a climi caldi e infine la meno rilevante Muscadinia Popenoi.

Scendendo ancora più a sud troviamo le varietà caraibiche, che si caratterizzano per un andamento senza stagionalità, senza riposo vegetativo con più raccolti l’anno.

La Vitis Caribaea sempre molto vigorosa si arrampica su alberi anche molto alti con le sue liane, a foglie a cuore che ricordano quelle del Tiglio, infatti viene chiamata anche Vitis Tiliaefolia.

Grandi e neri gli acini, grandi i grappoli, ma dal sapore piuttosto mediocre.

Resiste bene alla fillossera e abbastanza anche alla peronospora e l’oidio, è sempreverde ed è stata utilizzata, insieme alla Vitis Coriacea, per realizzare ibridi adatti a climi particolarmente caldi.

Meno rilevante la Vitis Burgeoana.

Quindi dal punto di vista produttivo, a parte la Vitis Labrusca le altre, in purezza, non hanno un valore apprezzabile.

La Vitis Kyoho che ho già citato, infatti, rilevante come varietà da tavola, è un ibrido con la Vitis Vinifera.

Pertanto la loro importanza è legata esclusivamente all’ibridazione.

Tra i caratteri genetici, sono stati considerati, nei programmi di ibridazione, anche il sesso delle specie, in quanto la funzione di madre può essere esercitata dalle viti femminili.

Solo alcune specie selvatiche sono dioiche e la funzione di madre può essere assegnato anche alle viti ermafrodite, rare tra le selvatiche.

Il ruolo di padre invece viene esercitato da piante maschili o ermafrodite.

Va detto, per comodità del lettore, che la femmina è quella indicata prima negli incroci e negli ibridi (es. Riparia x Rupestris).

Molte volte è stato ripetuto che, la necessità di cercare tra le viti diverse dalla Vitis Vinifera i portinnesti, è sorta quando negli anni ’70 del XIX secolo, si è scoperta la fillossera.

Vitis Berlandieri Di Pancrat – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7040905

Dopo i primi studi si decise di introdurre i primi portinnesti da Vitis Riparia x Vitis Rupestris.

Ciascuna delle specie individuate come migliori ha contribuito a risolvere, almeno in parte, i problemi.

Infatti la resistenza alla fillossera è una caratteristica necessaria, ma non sufficiente per il portinnesto.

Sappiamo che la Vitis Riparia non resiste al calcare e ancor meno alla siccità; che la Vitis Rupestris è sensibile ai virus che trasmette per innesto e la Vitis Berlandieri non radica per talea.

L’ibridazione tra queste specie ed altre ha consentito di introdurre portinnesti che hanno risolto i problemi maggiori, ma non tutti e anzi ne hanno introdotti anche di nuovi.

Fragilità verso i virus, alcuni insetti, la siccità, il calcare, accorciamento della vita, qualità spesso inferiore e spesso aumento della vigoria e della resa sempre a scapito della qualità.

Qui di seguito i principali portinnesti utilizzati.

Specie pure, usate di rado, ormai probabilmente non utilizzate più, solo la Vitis Rupestris du Lot e la Riparia.

Tra gli ibridi semplici 7 sono stati ottenuti da Riparia x Rupestris:

2°; 16-108; 16-113; 101-14; 3306; 3309 e Swarzmann.

15 sono stati ottenuti da Riparia x Berlandieri:

8B Ferrari; 34 EM; 125 AA; 157-11; 161-49; 225 Ru; 420 A; Binova; Cosmo 1; Cosmo 2; Cosmo 10; Kober 5 BB; RSB 1; SO4; Teleki 5 C.

9 sono stati ottenuti da Rupestris x Berlandieri:

17-37; 57 R; 99 R; 110 R; 140 Ru; 775 P; 779 P; 1103 P; 1447 P.

Gli ibridi complessi si dividono in Americo x americani e Americo x Asiatici.

I principali Americo x americani (in alcuni casi nella complessità appare anche la Vitis Vinifera) sono:

16.13 = Solonis x Othello (dove la Vitis Othello è il frutto dell’ibridazione della Vitis Vinifera x (un ibrido di Vitis Labrusca x Vitis Riparia)

16.16 = Solonis x Riparia

44-53 Malègue = Riparia x 144 Malègue (144 Malègue = Cordifolia x Rupestris)

106-8 = Riparia x Grasset 1 (Grasset 1 = Cordifolia x Rupestris)

196-17 Castel = COUDERC 1203 X RIPARIA GLOIRE (Couderc 1203 = MOURVEDRE X RUPESTRIS GANZIN)

216-3 Castel = COUDERC 1616 X RUPESTRIS DU LOT ( Couderc 1616 = SOLONIS X GLOIRE DE MONTPELLIER)

4010 Castel = Riparia x Vinifera X Rupestris

Borner = Riparia X Cinerea Arnold

Freedom = Champini x 16.13

Harmony = Champini x 16.13

Gravesac = 161-49 x 3309

IAC – 313 = Golia x Smalliana (Vitis Simpsonii)

IAC – 766 Campinas = 106-8 x Caribaea

420 A foto Joachim Schmid

In conclusione di questa prima parte dico che comunque anche il mondo dei portinnesti è particolarmente complesso, quello che ho descritto ne rappresenta solo la parte principale.

Per semplicità non sono sceso nel dettaglio, ma sarebbe necessario anche un approfondimento della scelta del portinnesto in funzione ovviamente della giacitura del vigneto e anche dell’abbinamento Vitigno-portinnesto.

Sperando di avere fatto un po’ di luce in un campo troppo spesso lasciato nell’ombra non posso che alzare un calice di un vino ottenuto da vitis vinifera e magari anche su piede franco.

Salute!

 

Bibliografia

Mario Fregoni Le viti native americane e Asiatiche (2018)

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*